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Sarego

Morto anche
il bambino
dopo la madre

Andrea Zambotto e Anna Massignan ritratti in un momento felice
Andrea Zambotto e Anna Massignan ritratti in un momento felice
Andrea Zambotto e Anna Massignan ritratti in un momento felice
Andrea Zambotto e Anna Massignan ritratti in un momento felice

Non ce l'ha fatta nemmeno il bambino. Il piccolo Leonardo è morto sabato notte intorno alle 23.30 tra le braccia del padre Andrea Zambotto che l'ha tenuto stretto a sé in un amorevole quanto disperato abbraccio fin dalla mattina. Soltanto il giorno prima, nella giornata di Natale, la fidanzata, la giovane dottoressa di Sarego Anna Massignan, era morta a 34 anni durante il parto mentre si trovava ricoverata all'ospedale di San Bonifacio per una caduta sulle scale di casa. Le condizioni del loro figlioletto erano tuttavia apparse critiche fin da subito.

«Non ho più Anna, non ho più Leonardo, la mia vita adesso è finita», è quello che ha continuato a sussurrare ai parenti più stretti che adesso temono per la sua salute. I genitori di Anna Massignan, il papà Antonio, conosciuto in paese come Beppino, e la madre Assuntina Maule, ancora non riescono a capacitarsi di quanto sia potuto accadere alla loro figlia e al nipotino appena nato.

«Siamo disperati ma non ci rendiamo ancora bene conto di quanto ci sia accaduto in poche ore. Ma sappiamo anche che i giorni peggiori saranno i prossimi e quelli dopo ancora, quando saremo certi che lei e il suo bambino non ci saranno davvero più».

NOMINATO UN LEGALE. E ora vogliono sapere il perché di questa doppia tragedia. «Vogliamo capire come mai sono morti, cosa è potuto succedere di così grave in quelle maledette ore in cui sono stati in mano ai dottori di San Bonifacio. Vogliamo che ci venga detta tutta la verità. Abbiamo il diritto di sapere se ci sono state responsabilità e da parte di chi». Le due famiglie in accordo tra loro daranno mandato a un avvocato per seguire dal punto di vista legale la vicenda che avrà, sembra ormai scontato, uno strascico giudiziario e tra i primi atti che si prevedono ci sarà la nomina del perito di parte per partecipare all'esame autoptico sui corpi. I nonni sono riusciti a vedere il loro nipotino appena nato, battezzato poche ora prima che spirasse. «Era proprio un bel bambino, pesava più di 3 chili, sul suo volto abbiamo riconosciuto i nostri tratti di famiglia, aveva gli occhi azzurri e le manine e i piedini paffutelle, era uno spettacolo vederlo».

LA GRAVIDANZA. La giovane dottoressa era all'ottavo mese di gravidanza e avrebbe dovuto partorire in una data compresa tra l'11 e il 14 gennaio. Per questo aveva sospeso la sua attività professionale nei due ambulatori dove esercitava come medico di base, a Sarego in via De Gasperi 2 e a Lonigo in via Chiesa 12, e il servizio alla casa di riposo “Bisognin” di Meledo ancora alla fine di novembre così da potersi preparare nel migliore dei modi alla nascita del figlio. «Era meticolosa, scrupolosa e precisa e in più era anche un medico, e tutto quello che lei ha potuto fare per portare avanti nel modo più corretto la sua gravidanza, l'ha fatto – ricordano Beppino e Assuntina mentre si sorreggono l'un con l'altra attorniati dai molti che gli hanno espresso il loro cordoglio –. Non faceva niente che potesse nuocere in qualche modo al bambino che portava in grembo, seguiva la dieta più appropriata, si comportava nel modo più prudente, si faceva fare tutte le analisi e se c'era qualcosa chiedeva di fare gli esami che servivano. E così ha fatto anche gli ultimi giorni, seguendo il programma di cure. Non può essere dipeso tutto da una semplice caduta sugli ultimi due gradini della scala».

CASI PIU' URGENTI. Non se la sentono ancora di chiedere di parlare con i medici e il personale che ha operato la figlia e il piccolo Leonardo. «Sarebbe un'emozione troppo forte che ora non possiamo permetterci – affermano - ma da parte dell'ospedale di San Bonifacio finora nessuno si è fatto vivo. Quando nostra figlia il giorno di Natale chiedeva ai medici di prendersi cura di lei, le dicevano che in quel momento c'erano casi più urgenti. Eppure ha avuto un'emorragia che le è scoppiata dentro come una bomba e che non si è più fermata. Perché nessuno si è accorto prima di quello che stava rischiando?».

Essere medico per Anna Massignan era stata la realizzazione di un sogno. Laureata in medicina e chirurgia ad appena 25 anni all'università di Verona aveva scelto di diventare medico di famiglia. «L'impegno che ha messo nello studio universitario prima e nella professione poi, mettendosi al servizio delle persone che più hanno bisogno - afferma il sindaco di Sarego, Roberto Castiglion – è stato esemplare».

 

Matteo Guarda

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