Un lutto che il tempo non ha sopito. Andrea Zambotto avrebbe dovuto diventare papà nel gennaio 2016 ma tra Natale e Santo Stefano del 2015 perse la compagna, la dottoressa Anna Massignan, medico di base di Meledo di Sarego, e poche ore dopo il piccolo Lorenzo che lei portava in grembo spirò tra le sue braccia.
Una tragedia sulla quale indagò nell’immediatezza la task force nominata dall’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin (che non rilevò particolari criticità, così come l’indagine interna disposta dall’Ulss 9) e in seguito all’apertura di un fascicolo per omicidio colposo la Procura iscrisse nel registro degli indagati Renato Zardini, il medico dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio che prese in carico la collega Massignan, e due ostetriche in servizio in reparto, Romina Cracco e Paola Massella.
Il processo iniziato nel 2019
Un processo iniziato nel 2019, ma solo per il decesso del neonato (il papà è parte civile con Francesco Longhi), nel quale si sono alternati tre giudici e che ieri pomeriggio, 14 aprile, si è concluso con la sentenza di assoluzione «perché il fatto non sussiste» pronunciata dal giudice Peter Michaeler.
Tra tre mesi saranno depositate le ragioni per le quali il magistrato non ha accolto le richieste del pm Gennaro Ottaviano che aveva chiesto la condanna a un anno per Zardini (difesa Luigi Sancassani), sei mesi per la Cracco (difesa Claudio Fiorini) e l’assoluzione solo per la Massella (difesa Mario Vittore De Marzi).
Il giudice ha ritenuto non raggiunta pienamente la prova che i sanitari quel giorno «non considerarono i fattori di rischio, omisero di apprezzare la presenza, il giorno prima, di contrazioni uterine irregolari che avrebbe dovuto indurre il personale ad un monitoraggio continuo», come recita l’imputazione.
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Il dramma
Anna Massignan andò in ospedale il 21 dicembre, era tutto regolare e venne dimessa, due giorni dopo cadde dalle scale, era all’ottavo mese e tornò a San Bonifacio, la tennero in osservazione una notte ma era tutto regolare. A Natale aveva la febbre alta e arrivò al Fracastoro, alle 13 le prime avvisaglie, partì il monitoraggio e alle 14.30 si rivelò che il bimbo era bradicardico. Venne portata in sala operatoria ma il piccolo nacque con una grave ipossia cerebrale, lei in seguito a una «coagulazione intravascolare disseminata» morì «per emorragia sistemica non controllabile», il piccolo spirò poche ore dopo.
La perizia
La perizia disposta dal giudice, a fronte di consulenze mediche contrastanti, ha stabilito che l’infezione del piccolo non era prevedibile e fronteggiabile (come il decesso di Anna Massignan) e che «non era altamente probabile che l’anticipazione del cesareo avrebbe salvato Leonardo». Assolti.