<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Un pezzo di storia

Viaggio nelle ultime cabine telefoniche. Le 56 rimaste hanno i giorni contati

Prossimamente sarà definito un piano di dismissione degli apparati telefonici pubblici in città

«Fortuna che c’è il telefono», sospirava Massimo Lopez prestando il volto ad un indimenticabile spot televisivo della Sip. Correvano gli anni Novanta e il “fisso”, con filo e cornetta, era ancora un indispensabile compagno di vita. E che vita sarebbe stata senza apparecchi telefonici e senza, soprattutto, cabine telefoniche, se lo chiedono un po’ tutti gli italiani che, nell’ultimo mezzo secolo, si sono infilati tra quelle iconiche quattro pareti di vetro armati di gettoni, schede o moneta. Magari in quelle di piazza Matteotti o viale Milano, di piazza Biade o San Lazzaro, veri e propri pezzi di modernariato (al netto dello stato – non proprio ottimale – di conservazione). 

I telefoni pubblici non servono più 

Un collegamento fondamentale nel secolo scorso e che però, con l’avvento della telefonia mobile prima e della connessione internet poi, ha cessato di svolgere il suo cruciale servizio di pubblica utilità. Tradotto: i telefoni pubblici non servono più e sono destinati ad essere eliminati. A dirlo è una recente delibera dell’Agcom, recepita da Tim, che prossimamente andrà a definire un piano di dismissione degli apparati. Una sorte che, presto o tardi, interesserà le cabine e le cupole che fanno parte dell’arredo urbano delle città e dei paesi.

A Vicenza, le cabine telefoniche sono 56

Basti pensare che in tutta Italia si contano circa 16 mila postazioni di telefonia pubblica, mentre a Vicenza sono attualmente 58. Anzi 56, se si considera che due sono già stati rimossi. Di questi, 36 sono “impianti stradali”, dunque cabine o chioschi: se ne trovano un po’ in tutto il territorio comunale, da via Legione Antonini a via dei Laghi, da Ca’ Balbi a corso Padova, da viale Trieste a viale Roma, passando per corso Palladio, contra’ Porta Santa Croce, piazzale della Stazione. In viale San Lazzaro, all’altezza del market Aumai, la situazione del gabbiotto della Telecom non è delle migliori: manca la porta, i rifiuti sono ovunque, l’odore di urina impregna l’aria. Più che per comunicare, l’impressione è che qui si venga per altri...bisogni.

«Dovrebbero aggiustare il vetro, almeno potremmo ripararci lì quando piove», ride un ragazzo straniero seduto accanto alla cabina. Oltretutto, il display informa che il telefono “temporaneamente non accetta monete”. Al contrario, uno dei due corner presenti in piazza Biade, all'ingresso di palazzo Uffici, “temporaneamente accetta solo monete”. 

Il viaggio-test tra le cabine telefoniche di Vicenza

Decidiamo di testarne l’effettivo funzionamento. Sollevare la cornetta, digitare, inserire gli spiccioli: dopo decenni di smartphone, utilizzare un telefono pubblico equivale a spedire una lettera cartacea al posto di una mail. Per la cronaca, con 30 centesimi si riesce appena a prendere la linea e a salutare chi risponde dall’altro capo

«Ma ormai nessuno telefona più con il fisso, a parte qualche anziano o chi si dimentica il cellulare e ha bisogno di un taxi». A parlare è Carla Anna Filippin, titolare della caffetteria Pigafetta in contra’ Pescaria, uno degli esercizi commerciali compresi nella mappa della telefonia pubblica (dove figurano anche le postazioni attive in caserme, scuole, ospedali, come il San Bortolo o il seminario vescovile a Santa Lucia).

Le linee telefoniche pubbliche nei bar e trattorie

Bar, trattorie, ristoranti che, nel tempo, hanno scelto di mantenere una linea telefonica a disposizione della collettività. «Una volta avevamo la postazione con il separé, lo avevamo installato subito dopo l’apertura, quasi cinquant’anni fa – ricorda Filippin – oggi abbiamo tenuto un semplice telefono, ma a disposizione delle persone». 
Oltre alla caffetteria Pigafetta, in città ospitano punti telefonici anche la trattoria Ponte delle Bele, la trattoria da Angelo in strada Postumia, l’Antica trattoria Da Mario in strada del Tormeno e diversi altri locali che appaiono alla sezione “Trova telefono pubblico”, sul sito web di Tim. 

Il cellulare ha soppiantato le cabine pubbliche

Presto però, anche questo pezzo di storia del costume italiano potrebbe essere cancellato. Il motivo lo spiega la stessa Tim Spa: «Negli ultimi anni si è assistito a un minore utilizzo delle postazioni di telefonia pubblica, dovuto sostanzialmente alla diffusione sempre più capillare dei telefoni cellulari, degli internet point e soprattutto dei phone center per i cittadini stranieri. Alla luce di questi nuovi modelli di comportamento e di utilizzo dei servizi di telefonia nel Paese, a maggio 2023 l’Autorità di settore, a conclusione della sua verifica, ha stabilito con la delibera 98/23/CONS che non è necessario continuare a garantire la disponibilità del servizio di telefonia pubblica stradale, nell’ambito degli obblighi del Servizio Universale».

In base alla nuova regolamentazione dunque, Tim potrà dismettere gli impianti stradali, mantenendo però le postazioni presenti all'interno dei luoghi di rilevanza sociale, in particolare ospedali e strutture sanitarie, caserme dove non vi sia segnale mobile e carceri. 

 

Giulia Armeni

Suggerimenti