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Il reportage

Studenti a lezione al poligono: «Aumenta la concentrazione»

Una mattinata trascorsa al centro di Laghetto con i giovani che imparano dall’ex allieva dell’istituto
Il corso di tiro a segno si svolge al poligono di Laghetto e viene proposto da anni dall’istituto Da Schio FOTO FRANCESCO DALLA POZZA
Il corso di tiro a segno si svolge al poligono di Laghetto e viene proposto da anni dall’istituto Da Schio FOTO FRANCESCO DALLA POZZA
Il corso di tiro a segno si svolge al poligono di Laghetto e viene proposto da anni dall’istituto Da Schio FOTO FRANCESCO DALLA POZZA
Il corso di tiro a segno si svolge al poligono di Laghetto e viene proposto da anni dall’istituto Da Schio FOTO FRANCESCO DALLA POZZA

«Sei armata e pericolosa, meglio non farti arrabbiare». È la battuta per niente originale che, purtroppo, si sente rivolgere più spesso. Lei sorride e alza gli occhi al cielo. Poi però, precisa subito: «Questo è uno sport, con la violenza non ha niente a che fare». Sofia Trevisan, atleta vicentina, ieri mattina era al Tiro a segno nazionale di strada del Poligono a Laghetto con gli studenti di quinta dell’Almerico Da Schio, istituto che, da anni, tra le varie proposte sportive, offre anche quella, appunto, delle lezioni di tiro a segno. 

Istruttrice speciale

Trevisan ha 26 anni e si è avvicinata a questa disciplina nove anni fa, proprio grazie al Da Schio che frequentava. Da un inizio quasi per caso alle gare a livello nazionale con ottimi risultati. Ora frequenta l’università di Economia, lavora e si allena due, tre volte la settimana, conciliando i molteplici impegni. «Tutti ne parlano senza saperne molto: usano il termine sparare, ma è tiro a segno. Usiamo pistole ad aria compressa, sono attrezzi sportivi. Ci sono troppi pregiudizi. Le persone non conoscono questo sport eppure esprimono opinioni e critiche che nella maggior parte dei casi sono errate. Io stessa, quando la prima volta mi hanno detto “andiamo al poligono”, ero piuttosto scettica e non sapevo bene che cosa aspettarmi. Ho cambiato idea dopo aver conosciuto questa realtà».

Sport e mente

«Si tratta di uno sport che richiede molto lavoro a livello mentale, conoscenza di sé e controllo delle proprie emozioni, concentrazione. Non è semplicemente sparare, quello è andare alla sagra a giocare. Qui lavoriamo su noi stessi. E per me è stato fondamentale: questa disciplina mi ha dato tanto. Ero una persona molto insicura, non credevo in me, pensavo di non avere nessun tipo di talento negli sport. Ho scoperto che non è così». «Il sogno delle Olimpiadi? Si punta in alto, non fa mai male sognare in grande, ma io rimango con i piedi per terra». 

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La polemica

Le parole dell’atleta vicentina, insomma, sono una risposta alle tante discussioni emerse nei giorni scorsi dopo la presunta proposta (subito smentita) del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, di insegnare il tiro a segno nelle scuole. Sulla questione si erano sollevate critiche e opposizioni. 
Il Da Schio, unico nel Vicentino, offre in realtà da anni un “corso di avviamento sportivo con attrezzatura ad aria compressa”. Non è l’unica disciplina proposta e gli studenti possono scegliere liberamente se aderire o meno. «Si sfiora il 100% - spiega il docente Gianluca Trulla -. C’è chi crede che significhi arrivare al poligono e sparare con la pistola. Dopo la prima lezione i ragazzi capiscono di che cosa effettivamente si tratta e in genere dimostrano un grande entusiasmo». «La nostra scuola ha promosso anche corsi di rugby, lotta greco romana e pugilato - per citarne solo alcuni - . La succursale di via Sant’Antonino non ha la palestra e questo ha favorito la ricerca di attività alternative nelle vicinanze, ma è stata anche un’occasione per avvicinare i ragazzi a discipline diverse, meno conosciute e che difficilmente avrebbero avuto occasione di provare». 

Il presidente del tiro a segno

«Questa è purtroppo - continua - la generazione del telefonino. Sono tantissimi gli studenti che, quando chiediamo loro che sport pratichino ci rispondono “nessuno”. Molti si giustificano dicendo che la motivazione è lo studio. In realtà lo sport è fondamentale e tanti, troppi ragazzi, trascorrono sempre più tempo incollati a smartphone e tablet». «Attualmente - spiega il presidente del Tiro a segno Efrem Dalla Santa, che riveste la carica da 16 anni - tra gli “obbligati” (cioè coloro che devono venire ad esercitarsi per lavoro, come ad esempio le guardie giurate) e i soci volontari raggiungiamo quota 1.400. E negli ultimi tempi c’è stato un aumento delle donne che si avvicinano a questa pratica. In base alla mia esperienza posso dire che vi si dedicano con più grinta e passione». 
«Si tratta di uno sport di nicchia - spiega l’istruttore Franco Impalmi - i ragazzi che lo praticano di solito lo fanno perché figli di genitori appassionati. Fino ai 18 anni è consentito solo l’uso di pistole ad aria compressa, dai dieci anni in su. Per quanto riguarda invece le armi l’uso è consentito dai 18 anni, prima solo nel caso in cui si tratti di agonisti e comunque sempre con a fianco l’istruttore». 

 

Claudia Milani Vicenzi

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