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Vicenza

Tav, l’ansia degli espropriati: «Da mesi viviamo nel limbo»

I residenti di via Boccherini 20 tornano a chiedere informazioni sugli abbattimenti. «Ci sono anche le famiglie da considerare. Non sappiamo più nulla»

Mentre nei palazzi si discute di progetti, cronoprogramma e modifiche dell’alta velocità/alta capacità, c’è una parte di città - quella rappresentata dagli espropriati - che attende. Cosa? «Informazioni, certezze, perché da mesi non sappiamo più niente. Va bene preoccuparsi della viabilità, di Ponte Alto, ma ci sono famiglie che non sanno quando dovranno andare via di casa e che risarcimento avranno». È l’ansia che si respira nella palazzina ai civici 20 e 22 di via Boccherini, dove ieri mattina un gruppo di condomini si è riunito nel cortile per esprimere le proprie preoccupazioni. Il treno passa proprio alle spalle degli immobili. E il raddoppio della linea non è di certo indolore.

Molti hanno scoperto dal GdV di dover lasciare la loro casa

Nel cortile ci sono le stesse persone che, in molti casi, hanno scoperto dal nostro giornale di rientrare nella lista delle cosiddette “interferenze”. Era l’8 settembre 2022. «Me lo ricordo benissimo che giorno era», evidenzia Roberto Andrioletti, uno dei residenti. Con lui, tra gli altri, anche la moglie Roberta Martini e Gino Fisico. Andrioletti quel giorno se lo ricorda «benissimo» perché dopo lo choc iniziale è rimasta la preoccupazioni di non sapere cosa fare.

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«C’è stata una riunione organizzata da Comune e Iricav (il 22 settembre 2022, ndr) - ricordano - e abbiamo avuto un altro incontro con Rucco, ma poi basta». Quel che chiedono è di essere messi nelle condizioni di potersi organizzare.

«Non sappiamo quando le nostre case verranno abbattute»

«Ci hanno detto che le nostre case verranno buttate giù, ma non sappiamo quando, né quanto saranno valutate. Ma se dobbiamo spostarci, queste cose ce le devono dire. E se qualcuno di noi trova un’alternativa adesso, come fa? Non possiamo certo acquistare senza la sicurezza degli indennizzi e tanto meno senza sapere quanto ci verrà dato. Comprare una casa non è facile, e ci sono molti altri costi da sostenere, come trasloco, agenzia». Da quanto era emerso nella riunione di settembre, all’atto di vendita preliminare i cittadini otterranno l’80% del valore concordato, al rogito il rimanente 20.

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Le prime "uscite" tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024

«Indicativamente - aveva poi riepilogato l’allora sindaco Francesco Rucco - i primi cittadini dovranno uscire tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 e poi si proseguirà seguendo il ritmo della cantierizzazione». Solo che di scadenze, a quanto pare, nessuno sa più nulla. «Ci avevano detto che in primavera sarebbero arrivate le lettere dell’esproprio - aggiunge Andrioletti - ma non sono arrivate. Stanno aspettando forse che le famiglie si mettano alla ricerca tutte assieme in pochi mesi?».
«Quando è uscita la notizia dell’abbattimento - aggiunge Martini - è stato sospeso l’intervento del Superbonus che era in programma sul condominio, perché non avrebbe avuto senso visto che verrà buttato giù, ma intanto abbiamo perso quelle migliorie. E se dobbiamo stare anni nel limbo, per noi è un danno». 

Le tempistiche preoccupano i residenti

Il tempo preoccupa. «Ci sono anche anziani che abitano qui, che devono organizzarsi e che non sanno come fare». «Ci hanno detto che dobbiamo andare via, anche perché non possiamo certo vivere con il treno sotto le finestre, barriere alte metri e vibrazioni - continua Andrioletti - ma allora che ci mettano nelle condizioni per farlo, non vogliamo poi trovarci a dover uscire in tutta fretta». 
Oltre la rete, nella palazzina confinante, il problema è un altro, ma la preoccupazione è la stessa. La costruzione non è tra quelle da abbattere, «praticamente secondo loro dovremmo restare in mezzo alle macerie», sintetizza Maria Sanson. I residenti si sono già rivolti a un avvocato e hanno già fatto presente la situazione, perché la prospettiva di perdere parte dell’area verde e vedere costruire «barriere di sei, sette metri davanti alle finestre», non piace. Piuttosto si pensa ad andare via. «Perdiamo spazio, ci saranno cantieri, vibrazioni, camion. Questa casa è degli anni ’60. Dicono che metteranno i sensori, ma io ho paura che venga giù tutto. Non possono farci vivere qui così». 
Intanto restano attivi il servizi di assistenza predisposti da Iricav e Comune, entrambi accessibili su appuntamento. Allo sportello del Comune, avviato nei mesi scorsi, si è rivolta finora una quarantina di espropriati. 

Alessia Zorzan

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