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Sanità

Stipendi inadeguati e turni massacranti. Sos degli infermieri, nel Vicentino ne mancano mille

Il presidente dell’Ordine Pegoraro fa il punto della situazione
Carenza di infermieri: è un problema che si registra nel Vicentino come nel resto dell’Italia ARCHIVIO
Carenza di infermieri: è un problema che si registra nel Vicentino come nel resto dell’Italia ARCHIVIO
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Responsabilità, turni faticosi, stipendi tutt’altro che dorati. E come se non bastasse ci sono poi, sempre più frequentemente, gli attacchi, fisici e verbali, da parte dei pazienti. Il risultato? Mancano gli infermieri. Negli ospedali, nelle case di riposo, negli studi medici. 

I numeri

A fine dicembre 2022 gli iscritti all’Ordine erano 6.180. Considerando pensionamenti e futuri sviluppi della professione ne servirebbero almeno mille in più. Attualmente la fascia più consistente in provincia è quella tra i 50 e i 58 anni: tante, dunque, le figure che in tempi relativamente brevi cesseranno il lavoro. Vedendo come stanno le cose attualmente, sembra difficile poter “andare a regime”, dato che la professione appare sempre meno appetibile. E le cifre dei corsi di laurea lo confermano. Due le sedi di formazione nel Vicentino: a Schio e in città. Nella prima i posti a disposizione per l’anno in corso erano 100, ma le matricole hanno raggiunto solo quota 93, nella seconda 120 e gli iscritti sono stai 102. È la prima volta che accade. In passato c’era sempre stato il tutto esaurito. E va poi ricordato che i numeri finali saranno ancora più bassi, perché bisogna tenere conto della cosiddetta mortalità universitaria, ovvero di quel 30 percento di studenti che abbandonano il percorso di studio.

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La scelta

«Il problema non è certo nuovo - ha spiegato Federico Pegoraro, presidente dell’Ordine professioni infermieristiche di Vicenza - ma si è decisamente acuito negli ultimi anni. Quando un giovane sceglie il percorso di studi lo fa in base al tipo di attività e a quello che il lavoro potrà garantirgli in futuro. E nel nostro caso si parla di una professione faticosa, con turni notturni, lavoro durante i giorni festivi e con guadagni non certo allettanti». Si capisce quindi perché sempre meno giovani si presentino ai test di ammissione. «Uno stipendio iniziale, senza indennità, parte da circa 1.400 euro - continua Pegoraro -. Osservando le cifre europee, stato per stato, solo in Grecia la situazione è peggiore, a livello di compensi». 

Infermieri stranieri

Proprio per questo, inevitabilmente, c’è chi decide di lasciare il Paese e di esercitare la professione all’estero. «I casi sono stati più frequenti in passato, attualmente non sono molti gli infermieri che si trasferiscono. In compenso attualmente sono circa il 20% gli infermieri stranieri, prevalentemente dell’Europa dell’Est, che lavorano nelle strutture del Vicentino, sopperendo alle carenze sia nelle case di riposo, dove la situazione è più critica che negli ospedali». Fino alla fine del 2025, con il decreto Milleproroghe viene consentito l’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore socio-sanitario in deroga alle vigenti norme sul riconoscimento delle qualifiche professionali nel nostro Paese. 

Gli attacchi

C’è poi un altro aspetto, che non è affatto trascurabile. Medici e infermieri, già in passato, erano presi di mira e si trovavano a dover fronteggiare reazioni a violente. Poi è arrivata la pandemia e sono stati osannati. Trattati come eroi per un periodo breve. Poi tutto è tornato come prima, anzi, la situazione sembra essere in continuo peggioramento. Le aggressioni, fisiche e verbali, da parte di pazienti, sono purtroppo in crescita e, se si aggiungono agli altri aspetti negativi, rischiano di scoraggiare ancora di più i giovani. 

Le soluzioni

Una ricetta per risolvere i problemi? «Oltre all’aspetto economico - conclude Federico Pegoraro - dobbiamo lavorare per far capire il valore della nostra professione. È necessario che venga riconosciuto il ruolo fondamentale svolto dagli infermieri, in qualsiasi ambito operino. Per questo abbiamo dato il via ad un’attività anche nelle scuole: abbiamo organizzato, e proseguiremo in futuro, degli incontri informativi con studenti e docenti per illustrare la professione, rispondere a domande e chiarire dubbi. Un’altra occasione per raggiungere questo obiettivo saranno appuntamenti ed eventi in vista del 12 maggio, Giornata dell’infermiere. Non solo, sarà importante creare una rete di sinergie con i rappresentanti del territorio».

 

Claudia Milani Vicenzi

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