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Nel Vicentino

Sempre meno bambini. L’agonia delle scuole materne

A soffrire sono soprattutto le comunità delle vallate o le frazioni del Vicentino. Qualche scuola ha già chiuso mentre altre sono a rischio
Il problema maggiore che affligge le scuole dell’infanzia è quello della diminuzione delle nascite
Il problema maggiore che affligge le scuole dell’infanzia è quello della diminuzione delle nascite
Il problema maggiore che affligge le scuole dell’infanzia è quello della diminuzione delle nascite
Il problema maggiore che affligge le scuole dell’infanzia è quello della diminuzione delle nascite

Scuole che chiudono i battenti per sempre, classi prime che non partono nella speranza di avere più fortuna l’anno successivo. Sindaci e amministratori che ingaggiano battaglie ed escogitano ogni stratagemma possibile pur di non far perdere ai propri cittadini un servizio essenziale. La denatalità è una piaga che si ripercuote su diversi fronti, ma uno dei segnali d’allarme che più saltano all’occhio, di questi tempi, è la chiusura degli istituti scolastici per l’assenza o per il numero troppo esiguo di iscritti. 

Accade soprattutto nelle località montane, nei paesini di collina, nelle frazioni. D’altronde, chi ha qualche anno sulle spalle ricorda come in passato contrade anche lontane dai centri di paesi e città avessero una propria scuola, magari addirittura una primaria. Un lusso d’altri tempi: oggi molte di queste strutture versano in stato di abbandono o sono state recuperate dai Comuni per essere trasformate in sedi di gruppi o associazioni.

Il fenomeno della chiusura dei plessi scolastici

Il fenomeno della chiusura dei plessi, iniziato ormai da quasi mezzo secolo, continua anche oggi e si abbatte come una clava in particolar modo sulle famiglie che devono trovare la quadra, ogni giorno, tra lavoro e figli. Un problema che costringe diversi residenti nelle suddette località a compiere inevitabilmente tragitti più lunghi pur di trovare un asilo nido o una scuola materna dove portare i propri bimbi, con inevitabili ripercussioni sulle altre attività della giornata.

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L'ultimo a chiudere l’asilo San Clemente di Valdagno

L’ultimo ad aver alzato bandiera bianca è stato l’asilo San Clemente di Valdagno. Lo storico istituto parrocchiale, che per 40 anni ha cresciuto generazioni di valdagnesi, chiuderà i battenti definitivamente a partire dal prossimo anno scolastico.

A far riflettere, sono i numeri che hanno portato alla decisione: secondo i dati diffusi dalla stessa scuola, nel 2015 si contavano 104 iscritti mentre oggi si arriva a fatica a 40 bambini. Fortunatamente, la struttura ha trovato un accordo con la Fondazione Marzotto, dove dal prossimo anno potranno essere accolti gli alunni.

Il caso dell’asilo San Clemente, però, è esemplare, perché tocca una categoria particolare di istituti: quella delle scuole paritarie. Per questi plessi, un calo delle iscrizioni significa un calo delle entrate che di fronte ai costi fissi di gestione spesso porta alla sofferta decisione di chiudere i battenti. Una situazione che è stata esasperata nel periodo dell’emergenza Covid.

Nel giugno 2022 la stessa sorte è toccata alla materna parrocchiale di Salcedo

Nel giugno 2022 la stessa sorte è toccata alla materna parrocchiale di Salcedo, paese che in precedenza aveva già perso la scuola elementare. La scuola dell’infanzia “San Gregorio Barbarigo”, aperta nel 1926, quando era frequentata da 60 bambini, ha dovuto chiudere di fronte ad una prospettiva che l’avrebbe vista, l’anno scolastico successivo, popolata solo da sei alunni.

Ecco le altre chiusure

Qualche anno prima, nel 2017, a chiudere era stata la scuola elementare di Costo, frazione di Arzignano, sempre per un problema di numeri; in questo caso gli alunni erano stati dirottati nella vicina scuola di Tezze. Lo scenario è ben noto ai sindaci del territorio, che spesso sono intervenuti e continuano ad agire per fare in modo che i propri paesi non perdano ulteriori servizi e per continuare a dare un importante supporto ai cittadini.

Emergono così storie come quella della scuola materna di Posina; l’anno scorso gli alunni frequentanti erano quattro e la scuola statale aveva assunto una maestra per il mattino, con il Comune ad assumersi l’onere di pagare un’educatrice per completare l’orario al pomeriggio.  Al 30 giugno, però, il Provveditorato aveva deciso per la chiusura della scuola, ma il Comune ha voluto mantenere il servizio, sobbarcandosi le relative spese.

A Villaverla, invece, il sindaco Enrico De Peron, l’estate scorsa, è riuscito a salvare un altro servizio ritenuto fondamentale: quello del trasporto scolastico. Di fronte ad un numero troppo esiguo di iscritti, il primo cittadino ha infatti prelevato dal proprio stipendio le risorse per pagare lo scuolabus.

Insomma, numeri in calo ovunque: secondo gli ultimi dati dell’ufficio scolastico provinciale, tra un anno e l’altro, nelle scuole vicentine di ogni ordine e grado, si contano 1.500 alunni in meno.

Matteo Carollo

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