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L'indagine

Riciclaggio internazionale di denaro, 13 arresti. Vasta operazione della Guardia di finanza di Vicenza

Nei guai anche tre vicentini originari di Arzignano, Lonigo e Chiampo. La banda utilizzava uno sportello bancario abusivo della cosiddetta «China underground bank». Riciclato denaro contante per almeno 110 milioni di euro

Dalle prime ore di questa mattina, 80 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, con l’ausilio di un’unità cinofila “cash dog” del Gruppo di Tessera (Venezia), il supporto di un elicottero della Sezione Aerea di Venezia e dei Reparti territoriali competenti (Gruppi Padova, Verona e Brescia), sta dando esecuzione – fra le province di Vicenza, Venezia, Verona, Padova e Brescia – ad alcuni provvedimenti emessi dal Gip di Vicenza, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Sono 13 gli indagati

Si tratta di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 indagati (8 in carcere e 5 ai domiciliari), il sequestro preventivo di un milione e mezzo di euro e la perquisizione nelle abitazioni e nelle aziende riferibili a complessivi 18 indagati.

I finanzieri hanno ricostruito operazioni di riciclaggio di contanti trasportati dall’estero verso l’Italia, attraverso almeno 556 “viaggi”, per circa 110 milioni di euro provenienti da frodi fiscali realizzate da società dedite prevalentemente al commercio di materiali ferrosi.

Il denaro inviato all’estero veniva successivamente retrocesso ai clienti italiani – al netto delle commissioni medie spettanti all’organizzazione pari circa all’1,5% delle somme movimentate – attraverso l’utilizzo di uno “sportello bancario abusivo” della cosiddetta “China underground bank”.

L'indagine è partita da un arzignanese

L'indagine è stata avviata dalle Fiamme Gialle grazie all'acquisizione sul territorio di informazioni nei confronti di un 51 enne originario di Arzignano sospettato di svolgere l'attività di "money mule o spallone" ovvero di trasportare contanti, frutto di frode fiscale, da e verso l'estero. I servizi di osservazione e pedinamento hanno consentito di monitorare frequenti viaggi in auto dell'uomo verso la Slovenia, dove l'indagato si fermava per circa un'ora per poi far rientro in Italia. Attraverso le successive intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, lo svolgimento di indagini bancarie e riscontri eseguiti nel Centro e Nord Italia, è stata ricostruita l'operatività dell'intero gruppo criminale, che aveva al vertice il citato arzignanese operativo nella piazza vicentina, coadiuvato da due coniugi di Gussago (BS) operativi nella piazza bresciana, nonché da ulteriori 11 complici addetti al trasporto del denaro contante.

Sono 556 i "viaggi" registrati

Secondo le ricostruzioni degli investigatori, i contanti trasportati dall'estero verso l'Italia e viceversa in appena un anno e mezzo, attraverso ben 556 "viaggi", ammontano a circa 110 milioni di euro provenienti da frodi fiscali realizzate da società dedite prevalentemente al commercio di materiali ferrosi. In particolare, attraverso due società  "cartiere" con sede rispettivamente a Brescia e a Roma, venivano emesse fatture false volte a dare copertura documentale agli acquisti in nero effettuati da 25 società clienti con sedi nelle province di Vicenza, Verona, Rovigo, Brescia, Mantova, Bolzano, Alessandria, Roma, Milano e Torino.

C'era una banca "fantasma" e segreto

I clienti saldavano le fatture false attraverso bonifici ai ''fornitori/cartiere", i quali a loro volta bonificavano il denaro ricevuto a favore di società estere, veri e propri punti nodali dell'attività di riciclaggio, ovvero una società di Honk Kong e una società belga. Il denaro inviato all'estero veniva successivamente retrocesso ai clienti italiani - al netto delle commissioni medie spettanti all'organizzazione pari circa all'1,5% delle somme movimentate - attraverso l'utilizzo di uno "sportello bancario abusivo" della c.d. "China underground bank" ovvero di quello che viene ritenuto un vero e proprio "circuito bancario informale e segreto" con numerose 'filiali" sparse sul territorio nazionale, sospettato di muovere ingentissime quantità di denaro verso la Cina offrendo servizi speciali per clienti speciali.

L'economia nascosta

Si tratta di un sistema composto da "operatori" cinesi che inviano soldi in madrepatria, frutto di riciclaggio ed evasione, anche di somme provenienti dalla stessa "economia illegale" cinese in Italia. Questo "sportello bancario abusivo" è risultato gestito da 38 un enne cIttaidno cinese, residente a Vigonovo ma formalmente impiegato. presso una ditta all'interno del "Centro Ingrosso Cina" di Padova, vero e proprio perno della retrocessione del denaro, che organizzava la consegna del contante ai "money mules/spalloni" in varie località d'Italia (Padova, Prato, Mantova, Milano, Chieti e Roma), nonché all'estero (Slovenia e Germania).

I contatti attraverso chat criptate

I contatti con l'intermediario cinese venivano tenuti esclusivamente dai vertici dell'organizzazione, il 51 enne arzignanese e i due coniugi di Gussago, anche attraverso le chat criptate telegram, signa/, dingtalk e wechat, analizzate dagli esperti della Finanza, dalle quali sono stati ricostruiti i viaggi compiuti dal sodalizio criminoso in Italia e all'estero per ritirare i contanti da retrocedere alle società clienti che beneficiavano della frode fiscale. 

Così veniva trasportato il denaro

Per il trasporto in sicurezza del denaro, i vertici del sodalizio costituivano squadre ad hoc composte in genere da due o più autovetture, prese a noleggio, ciascuna guidata da un singolo spallone. La prima autovettura costituiva la "staffetta" che doveva anticipare la seconda auto - in cui veniva trasportato il denaro contante - con il compito di andare in avanscoperta e awisare per tempo della eventuale presenza in strada di auto o personale delle forze dell'ordine, suggerendo se del caso di cambiare itinerario.

Nei guai anche due "spalloni" di Lonigo e Chiampo

Nela rete dei finanzieri  di Prato è dapprima finito uno spallone 58enne di Lonigo, con il rinvenimento e sequestro di circa 140 mila euro in contanti riposti in una busta nascosta nel bagagliaio sotto la ruota di scorta. In una una perquisizione domiciliare, con l'ausilio di un'unità cinofila "cash dog", nell'abitazione di Chiampo del principale referente della piazza vicentina, sono stati quindi trovati e sequestrati, tra le altre cose, 84 mila euro in contanti e uno smartphone contenente una vera e propria "contabilità" dei viaggi organizzati e delle movimentazioni di denaro contante di provenienza illecita.

Infine, nel corso delle indagini è emerso che uno degli spalloni, un 57enne originario di Chiampo, ha illecitamente percepito il sussidio di disoccupazione (NASPI) per oltre 5.600,00 euro, visto che non solo percepiva i proventi dell'attività di "money mule" (per 3 ogni singolo viaggio uno spallone percepiva un minimo di 400 euro al netto del rimborso di tutte le spese sostenute per il viaggio ovvero pedaggi autostradali, benzina, ristoranti) ma anche lavorava in un'azienda operante nel distretto della concia. 

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