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Il 20 luglio 1982

Quarant’anni fa a Monte Berico il massacro dei frati firmato "Ludwig" che sconvolse Vicenza

Due chiazze di sangue segnavano via Cialdini: macchie rimaste indelebili nella storia di Vicenza
Due chiazze di sangue segnavano via Cialdini: macchie rimaste indelebili nella storia di Vicenza
Il massacro dei frati a Monte Berico

L’agguato a pochi passi dal santuario di Monte Berico, i colpi inferti con disumana ferocia, la città sconvolta. Sono trascorsi quarant’anni da quella sera del 20 luglio del 1982 in cui Vicenza, ma non solo, sprofondò di colpo nell’orrore più nero. Era la sera in cui Marco Furlan e Wolfgang Abel, che firmavano i loro efferati delitti con la sigla Ludwig, massacrarono a martellate in via Cialdini padre Gabriele Pigato e padre Giuseppe Lovato. Il primo morì in strada, il secondo poco dopo il suo ricovero d’urgenza all’ospedale San Bortolo. Per quel duplice omicidio, ma anche per molte altre uccisioni avvenute in altre città del Nordest, Furlan e Abel sono stati condannati in via definitiva nel 1991 a 27 anni di reclusione ciascuno.
Quella sera di quarant’anni fa i due frati dell’ordine secolare dei Servi di Maria erano usciti per fare la consueta passeggiata. L’aggressione scattò poco prima delle 21, quasi alla fine di via Cialdini, in un punto abbastanza nascosto. L’allarme venne lanciato invece circa mezz’ora più tardi, quando una coppia di fidanzati che stava passeggiando mano nella mano si trovò davanti agli occhi una scena raccapricciante. 
«Gli assassini avevano preparato l’aggressione - si legge nell’articolo uscito il 21 luglio del 1982 su Il Giornale di Vicenza firmato da Dino Biesuz -. I grossi martelli, quasi mazze, sono nuovi, sembrano appena comprati». E ancora: «Uno è in mezzo al sangue, è stato usato con la parte appuntita, quella più micidiale. Imbrattato di sangue anche un sacchetto di plastica nera... L’altro martello, pure insanguinato, è un po’ staccato dalla macchia di sangue».
Gli investigatori dell’epoca ipotizzarono che gli aggressori fossero almeno in tre, soprattutto in base ad alcune delle testimonianze raccolte. Ancora oggi, a distanza di tutto questo tempo, c’è chi sostiene che Furlan e Abel non fossero gli unici autori degli omicidi di Ludwig e che dietro quella sigla neonazista si celassero altre persone.

La città rimase annichilita per quel delitto efferato e senza alcuna spiegazione. Tra le persone serpeggiava la paura che gli assassini potessero colpire di nuovo. Pochi giorni dopo, il massacro di via Cialdini venne rivendicato da Ludwig con un volantino inviato all’Ansa di Milano. Il 24 luglio Vicenza si fermò per dare l’ultimo commosso saluto ai due frati. Furono più di 2 mila le persone che parteciparono ai funerali concelebrati da più di 120 sacerdoti appartenenti alle parrocchie della città e della provincia e di vari ordini religiosi. 
Il duplice omicidio dei due frati, però, non fu l’unico fatto di sangue firmato da Ludwig nel Vicentino. Due anni prima del massacro di viale Cialdini, il 20 dicembre del 1980, venne uccisa Alice Maria Baretta, prostituta di 52 anni. Il delitto fu commesso a Campo Marzo, dove la donna si recava quasi ogni sera in cerca di clienti. Anche lei venne trucidata.

La lunga scia degli omicidi di Ludwig era però cominciata anni prima. Il 25 agosto 1977 a Verona due molotov vennero gettate contro l’auto in cui stava dormendo Guerrino Spinelli, che morì una settimana dopo. Il 18 dicembre 1978 venne ucciso a Padova il sommelier Luciano Stefanato. Quasi un anno dopo venne accoltellato a Venezia Claudio Costa. Dopo l’assassinio di Baretta a Campo Marzo, Ludwig tornò a colpire a Verona il 24 maggio 1981 quando venne appiccato un incendio nel quale morì Luca Martinotti. Poi ci fu il massacro dei frati dei Servi di Maria nel 1982. L’anno seguente l’orrore si spostò a Trento, dove venne ammazzato un altro religioso: padre Armando Bisonino. A Milano, il 14 maggio 1983, venne cosparso di benzina e incendiato il cinema a luci rosse “Eros”. Persero la vita cinque spettatori e un soccorritore. Il 7 gennaio 1984 un nuovo incendio. Quella volta toccò alla Sex Diskothek Liverpool di Monaco di Baviera in Germania, dove morì a causa delle ustioni la barista Cristina Tartarotti, di 20 anni. Infine, il 4 marzo dello stesso anno, Furlan e Abel vennero arrestati a Castiglione delle Stiviere nel Mantovano subito dopo aver tentato di dare fuoco alla discoteca Melamara, dove stavano ballando 400 giovani. Sarebbe stata una strage. Furlan e Abel non sono stati riconosciuti colpevoli di tutti i delitti firmati da Ludwig. 

Valentino Gonzato

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