Uno studente su cinque diserta l’ora di religione cattolica optando per altre attività offerte dalla scuola. I dati che riguardano l’anno scolastico 2022/23 forniti dall’Ufficio diocesano per l’insegnamento dell’Irc fotografano una disaffezione che negli anni è andata accentuandosi fino a toccare negli istituti superiori di Vicenza circa il 20% dei “non avvalentisi”, dato in linea con quello delle altre province venete e variabile a seconda degli indirizzi di studio frequentati.
I numeri
L’astensione più alta si trova negli istituti professionali con il 25,99% complessivo degli alunni che esce dalla classe durante l’ora di religione a fronte del 74,01% che invece rimane. Di questo 25,99% che non si avvale dell’insegnamento facoltativo, gli alunni di cittadinanza non italiana rappresentano il 60,39%, mentre il 39,61% è la percentuale di stranieri che pur appartenendo ad altre confessioni partecipa alla lezione. Nei tecnici la percentuale degli esoneri cala e scende al 18,44% mentre l’81,56% si avvale dell’Irc. Alta anche in questo caso la percentuale degli stranieri, il 58,18%. Nei Cfp, i centri di formazione professionale, i ragazzi che si avvalgono sono il 91,15%, l’8,85% quelli esonerati.
Ma è nei licei dove più di altri indirizzi si dimostra interesse nei confronti della religione come disciplina che aiuta a riflettere dal momento che ad avvalersene è l’87,29% degli studenti iscritti contro il 12,71% di alunni esonerati di cui il 43% appartiene ad altre confessioni. In totale stando al report della diocesi negli istituti superiori vicentini l’82,91% degli studenti si avvale dell’insegnamento, il 17,09% si sfila.
Uno sguardo anche nelle scuole del primo ciclo. Gli esoneri nell’infanzia sono il 13,42% che salgono al 14,83% alla primaria e al 16,43% nelle scuole medie.
La diocesi: «È occasione di dialogo»
Don Marco Benazzato, direttore dell’Ufficio diocesano per l’educazione, la scuola e l’insegnamento della religione cattolica spiega che l’appartenenza ad un credo diverso non deve rappresentare un deterrente. «Si può fare religione anche senza adesione esplicita alla fede - spiega Benazzato - molti studenti hanno capito che è un’opportunità per comprendere cos’è il cristianesimo, ma anche per dialogare e confrontarsi con gli altri. Del resto le religioni rispondono a domande comuni sul senso della vita, su cos’è il bene e sul perché esiste il male. È un cammino di ricerca trasversale che appartiene a tutti».
Un momento di dialogo ma anche di ascolto. «Ho sentito ragazzi affermare che quella di religione è l’unica ora in cui possono parlare - prosegue don Marco - del resto le altre discipline subiscono l’ansia dei programmi con gli insegnanti costretti a correre per spiegare, interrogare, verificare. Questo rischia di creare un clima pesante a scuola e un senso di assedio che non aiuta i giovani a vivere bene la loro esperienza scolastica».