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I ricordi di Vicenza

Il vescovo Brugnotto: «Benedetto XVI: umile, gentile e riflessivo. A volte è stato frainteso»

Al Cammino di Pace, celebrato ieri, il vescovo di Vicenza ricorda Papa Ratzinger: «Lo incontrai in due occasioni. Grande perdita».
Il cardinale Ratzinger nel 1989 a Bassano per una conferenza, accanto a lui il vescovo Pietro Nonis (Foto archivio GdV)
Il cardinale Ratzinger nel 1989 a Bassano per una conferenza, accanto a lui il vescovo Pietro Nonis (Foto archivio GdV)
Il cardinale Ratzinger nel 1989 a Bassano per una conferenza, accanto a lui il vescovo Pietro Nonis (Foto archivio GdV)
Il cardinale Ratzinger nel 1989 a Bassano per una conferenza, accanto a lui il vescovo Pietro Nonis (Foto archivio GdV)

«Di lui mi ha colpito la grande gentilezza, la profonda umiltà e la capacità di entrare in relazione con gli altri in maniera diretta». Anche mons. Giuliano Brugnotto traccia un ricordo commosso di Benedetto XVI, che il nuovo vescovo della diocesi vicentina ha incontrato in due diverse occasioni, a distanza di una manciata di anni. Circostanze che il presule trevigiano ha riportato alla memoria ieri pomeriggio a margine del Cammino di pace andato in scena lungo le vie del centro storico. 

I ricordi del vescovo di Vicenza

«Era il 2006 quando Papa Ratzinger fece visita alla casa montana del seminario di Treviso, luogo che aveva accolto negli anni precedenti anche Papa Giovanni Paolo II - racconta Brugnotto -. Io, all’epoca, vivevo in seminario e anche i miei genitori ebbero l’occasione di incontrare il Santo padre, mia mamma faceva servizio di volontariato alla casa del seminario. Fu un semplice saluto, in quell’occasione ricordo anche che partecipò a un incontro con tutti i preti ad Auronzo».

Il secondo momento, risale, invece, agli ultimi anni del pontificato, prima di abbandonare il soglio di Pietro. «Venne in visita pastorale a Venezia, quando ero vicepreside della facoltà di Diritto canonico, toccando tra le tappe anche la basilica della Salute, dove ebbe modo di incontrare diverse autorità accademiche», riferisce il vescovo, che riflette: «La scomparsa del Papa emerito è una grande perdita, era un uomo di grande riflessione. Certo, aveva delle posizioni molto differenti rispetto a Papa Francesco, soprattutto nell’interpretare il Concilio Vaticano II, ma complementari. Secondo me - conclude - alcuni suoi interventi sono stati molto fraintesi dai tradizionalisti».

 

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La Giornata mondiale della pace celebrata ieri

Anche nella Giornata mondiale della pace celebrata ieri, la traccia lasciata da Ratzinger, che per la pace si era più volte espresso, ha avuto modo di brillare. A tutte le latitudini, comprese quelle vicentine. È da piazza Araceli che, poco dopo le 15, un corteo di oltre 300 persone, guidato dal vescovo e dal direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Vicenza, don Matteo Zorzanello, ha preso le mosse per dare forma a un’iniziativa che con la pandemia si era interrotta o comunque ridimensionata.

Mons. Brugnotto: «La pace passa per il quotidiano»

La quattordicesima edizione del Cammino di pace, promossa dall'Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro insieme a gruppi e associazioni che sul territorio si impegnano per far crescere una cultura della non violenza, è tornata in presenza per lanciare messaggi vecchi e nuovi: «La pace è qualcosa che si costruisce, non è una dimensione statica - scandisce don Zorzanello, poco prima della partenza -. Ecco che passare per le strade della città insieme non significa soltanto fare comunità, ma che la pace è qualcosa che riguarda tutti, che passa per il quotidiano». 

Il lungo serpentone ha toccato alcune tappe prima di arrivare in Cattedrale. Il primo stop è stato fissato davanti alla sede della Caritas diocesana in contra’ Torretti «perché anche l’attenzione agli ultimi è un segno di pace». Poco dopo, il passaggio a ponte degli Angeli è stato caratterizzato dal lancio di fiori sul Bacchiglione, come simbolo di riconciliazione con il Creato.

 

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In piazza dei Signori

In piazza dei Signori, poi, un altro momento scenografico con i partecipanti invitati a esprimere l’impegno personale ad essere seminatori di pace: una promessa fissata in tanti post-it poi attaccati ai totem allestiti per l’occasione all’ombra della Basilica palladiana. Fino alla destinazione finale, il momento di preghiera preceduto da una testimonianza del Cuamm e presieduto dal vescovo Brugnotto, che in Cattedrale ha lanciato un messaggio: «Disarmiamo i cuori dall’indifferenza e dall’odio - le sue parole -, affrontando con coraggio il rischio di guardare in volto soprattutto coloro che consideriamo più ostili a noi». Immediato, nei significati di cui si è fatto veicolo il Cammino di pace, il riferimento alla guerra in Ucraina, ma anche al quotidiano: «C’è un senso di violenza nelle nostre relazioni - ha ricordato don Zorzanello -, lo dimostrano, ad esempio, i femminicidi, ma anche la cattiveria che si sperimenta per strada. Sembra che dopo il Covid non siamo migliorati, ma un po’ più incattiviti e soli». 

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Laura Pilastro

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