Assunto alla Bertagni 1882 di Arcugnano (il più antico produttore di pasta ripiena in Italia come recita il sito web dell’azienda) nel 2009 con la «mansione di manutentore»; Luca Berno, 56 anni, residente a Montegalda, nel 2012, assieme al legale rappresentante della ditta, Enrico Bolla, inventa un nuovo raviolo a “doppio ripieno”. Un’innovazione nel mercato alimentare visto che sino a quel momento l’unico prodotto alimentare ripieno presente nel mercato era quello del ripieno “unico”. Insomma una novità assoluta che porta Berno, nel 2013, a essere inserito nell’organigramma aziendale con la nuova qualifica di responsabile del settore “Innovation technology”.
L'invenzione del super raviolo con doppio ripieno ad Arcugnano
Un successo? Mica tanto. Perché (siamo a fine gennaio 2015) quando Berno rifiuta di sottoscrivere il patto di non concorrenza richiesto dalla Bertagni, viene isolato in azienda. Ma non finisce qui, perché (siamo a fine 2015) - come riporta la sentenza del Tribunale delle imprese di Venezia, a cui Berno si è rivolto rappresentato dagli avvocati Cristina Allegro, Giampaolo Lando e Simone Cecchinato - il 56enne viene pure licenziato (licenziamento che il tribunale di Vicenza ha poi dichiarato illegittimo) e il suo nome cancellato dalla sezione “inventori” della domanda di brevetto internazionale.
La Bertagni 1882 dovrà risarcire l'ex dipendente "inventore" di Montegalda
Di fatto la Bertagni aveva notificato all’organismo internazionale che Berno aveva rinunciato al suo nominativo quale inventore del raviolo a doppio ripieno. Cosa che invece era avvenuta all’insaputa del 56enne. Tanto che a questo punto, Berno per vedere riconosciuti i propri diritti, si era appunto rivolto al Tribunale delle imprese. Che dopo avere analizzato il caso ha pronunciato la propria sentenza di condanna nei confronti della Bertagni 1882 spa - difesa dagli avvocati Luca Giove, Andrea Comelli e Maria Ottavia Chiaruttini -; pronunciamento disposto dal collegio giudicante presieduto dal giudice Liliana Guzzo, a latere i colleghi Lina Tosi e Chiara Campagner.
Secondo il Collegio è infatti «pacifico» che Berno non avesse mai rinunciato a essere riconosciuto come inventore. Inoltre la cancellazione del suo nome «a opera del datore di lavoro e all’insaputa dello stesso dipendente» (come autore nella domanda di brevetto internazionale) è rimasta senza motivo.
Oltretutto la cancellazione - come riportano i giudici - avvenuta nell’aprile 2015 si colloca proprio nel periodo in cui l’ex responsabile del settore “Innovation technology” stava subendo - all’interno della ditta - il «processo di marginalizzazione e demansionamento»; processo conclusosi poi con il licenziamento giudicato successivamente illegittimo.
Il risarcimento del danno con la somma di 30 mila euro
Da qui, dunque, la condanna della Bertagni 1882 al risarcimento del danno, in favore di Luca Berno, per la violazione del diritto morale di invenzione con la somma di 30 mila euro. I giudici, nel loro pronunciamento, hanno inoltre accertato e dichiarato il «diritto di paternità» di Berno in relazione all’invenzione registrata, accertando anche il 56enne ha diritto all’equo premio.
Un equo premio che ora - come disposto dalla sentenza del tribunale veneziano - dovrà essere quantificato da un collegio di arbitratori. La ditta di viale Sant’Agostino dovrà infine pagare le spese di lite (in favore dei legali di Berno) liquidandole nella somma di 8 mila euro.