<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

Gli studenti contro la preside: «Ragazze punite e insultate per i vestiti indossati». Scoppia la protesta al Fogazzaro

L'istituto Fogazzaro in contra' Burci, a Vicenza (Foto d'archivio)
L'istituto Fogazzaro in contra' Burci, a Vicenza (Foto d'archivio)
L'istituto Fogazzaro in contra' Burci, a Vicenza (Foto d'archivio)
L'istituto Fogazzaro in contra' Burci, a Vicenza (Foto d'archivio)

Galeotto fu il crop top. Abbigliamento che spopola tra le teenagers che lo portano con disinvoltura, specie se fa caldo visto che il capo in questione altro non è che una maglietta molto corta che lascia scoperta la pancia, ombelico compreso. Lo hanno indossato qualche giorno fa a scuola tre studentesse di terza del Fogazzaro, ignare che il dress code in questione attirasse l'attenzione della dirigente Maria Rosa Puleo che in tema di vestiario ha deciso di dire la sua entrando in classe, facendo alzare in piedi le alunne e ricordando che la scuola non è la spiaggia e che certe mise è meglio lasciarle nell'armadio. Una ramanzina durata quasi un'ora durante la quale la preside ha parlato di buon gusto facendo l'esempio di donne plus size strizzate in abiti di tre taglie in meno e invitando l'insegnante a mettere una nota per un «abbigliamento non consono indossato a scuola».

Una tirata d'orecchi mal digerita dalla scolaresca che dopo aver rimuginato sui rimproveri ha deciso di mettere in atto una protesta a partire dalle 9.30 di oggi, venerdì 3 giugno. «Riteniamo che una figura istituzionale come quella del dirigente scolastico non possa promuovere idee così tossiche e che la nostra generazione si sta mobilitando per abbattere - dichiara Elena Bigarella, rappresentante d'istituto del Fogazzaro - giudicare di buon gusto o meno gli abiti di una persona solo in base all'aspetto fisico è un'azione che reca gravi danni alla salute psicofisica degli adolescenti, molti dei quali soffrono di disturbi alimentari a causa di affermazioni finalizzate a invalidare i corpi delle persone citando il gusto estetico». Di commenti "grassofobici", sessisti e paternalistici parla la Rete degli studenti precisando che la preside «ha mancato di rispetto non solo nei confronti delle ragazze prese di mira, ma anche verso tutte le persone che ogni giorno si ritrovano vittime di commenti simili». «Inoltre - afferma Anna Tomasi, coordinatrice della Rete di Vicenza - sottolineare quanto certe abitudini nel vestire, come non portare il reggiseno, risultino volgari non fa altro che contribuire a considerare il corpo femminile un oggetto».

«Sono intervenuta anche sulla scia di numerose segnalazioni da parte dei docenti su un modo di abbigliarsi che è più adatto a una giornata in piscina che a scuola - replica la dirigente Maria Rosa Puleo - ho chiesto all'insegnante della classe in cui sono entrata di mettere una nota che non vuole essere di natura disciplinare, quanto un monito per ricordare che in un ambiente dove si studia la pancia scoperta è fuori luogo e rischia di diventare fonte di sguardi e distrazioni. Qualcuna tra le ragazze si è messa a piangere e a quel punto ho chiesto se avevo detto qualcosa di offensivo e che sarei stata pronta a scusarmi, ma mi sono sentita rispondere che le lacrime erano dovute ad altro». Quanto allo "sciopero" annunciato, la dirigente spiega che «di solito prima di protestare ci si confronta con la controparte, cosa che non è avvenuta» e che «un'azione legale contro le accuse che mi sono state mosse non è da escludere». Intanto nel mirino finisce anche il regolamento d'istituto che Puleo intende modificare inserendo il tema "caldo" dell'abbigliamento. «L'anno prossimo chiederò al Consiglio d'istituto di redigere una bozza con un codice di comportamento che dovrà essere approvato da studenti e famiglie - spiega la preside - Deve essere chiaro che a scuola non sono tollerati abiti succinti, pance scoperte, ciabatte e tutto un modo di abbigliarsi che non è rispettoso dell'ambiente. Evidentemente molti ragazzi equivocano sul concetto di libertà che non significa fare quello che si vuole, ma agire nel rispetto degli altri».

 

Leggi anche
«Basta abiti succinti»: il liceo finisce nella bufera

Suggerimenti