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L'emergenza

Migranti nel Vicentino: caos e rabbia per i primi 15 arrivi

Cornedo, Castelgomberto, Gambellara, Sovizzo e Altavilla alle prese con l'accoglienza imposta dalla prefettura da lunedì. Brandine nelle palestre, incomprensioni linguistiche e incognita sui costi a carico dei Comuni. Tra i profughi anche un quindicenne
La struttura L’esternoAlloggi di fortuna I tre migranti sistemati nel centro associativo di Gambellara
La struttura L’esternoAlloggi di fortuna I tre migranti sistemati nel centro associativo di Gambellara
La struttura L’esternoAlloggi di fortuna I tre migranti sistemati nel centro associativo di Gambellara
La struttura L’esternoAlloggi di fortuna I tre migranti sistemati nel centro associativo di Gambellara

Sono quindici i “nuovi” profughi arrivati finora nel Vicentino. I primi dell’ondata migratoria in corso, che vanno ad aggiungersi ai 1.200 già ospitati in 177 strutture sparse sul territorio provinciale. Quindici ragazzi provenienti da Benin, Mali, Gambia e Tunisia che sono stati «catapultati», «spediti», «depositati», «abbandonati», per usare le definizioni dei sindaci di Cornedo, Castelgomberto, Gambellara, Sovizzo e Altavilla. È in questi Comuni - che fanno parte di quelli che non registravano presenze di richiedenti asilo - che la prefettura ha inviato nella giornata di martedì i giovani africani. Tre per paese, trasportati in pulmini e furgoni direttamente dal centro di smistamento di Mestre, da dove erano giunti nei giorni precedenti, dopo il recente sbarco a Lampedusa. Hanno tutti vent’anni o poco più, ad eccezione di uno di loro: un ragazzino di appena quindici anni, tunisino, «abbandonato insieme agli altri su una panchina in paese», denuncia il primo cittadino di Cornedo Francesco Lanaro. «Il trattamento riservato ad un minorenne, scaricato in piazza senza nessuna spiegazione e senza considerare le tutele che sono dovute in questi casi, è un fatto grave, non capisco come sia potuta accadere una cosa simile», tuona Lanaro, che ieri ha manifestato tutto il suo disappunto scrivendo al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al governatore veneto Luca Zaia.

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I malumori dei sindaci

Al centro dei malumori dei sindaci ci sono le modalità con cui la prefettura avrebbe, di fatto, precettato i Comuni in cui ancora non c’erano - fino all’altro ieri - quote straniere. Ovvero con una telefonata nella giornata di lunedì che preannunciava l’imminente arrivo dei migranti all’alba del giorno dopo. «Ma se fino ad oggi non abbiamo accolto profughi è perché Cornedo non ha strutture ricettive o spazi adatti, tant’è vero che i tre ragazzi hanno stazionato per ore su di una panchina fino a che non abbiamo trovato un “tetto” provvisorio grazie a parrocchia e Caritas», spiega Lanaro. Il quale, dopo essersi trovato davanti i giovani («senza documenti, solo con un fotosegnalamento») li ha dapprima rifocillati con panini al formaggio, tè freddo e acqua e poi si è attivato per individuare un mediatore linguistico «a spese nostre, ma queste persone parlano solo arabo e non era possibile comunicare, mentre noi vogliamo sapere chi sono e chi li ha portati qui». Si è affidato al traduttore dello smartphone invece Davide Dorantani, sindaco di Castelgomberto, dove sono approdati due tunisini e un gambiano. «In ciabatte e pantaloncini, anche loro smarriti, ce li hanno parcheggiati davanti al municipio». Da lì, Dorantani li ha condotti al campo da calcio, dove si tengono i centri estivi. «Dopo il pranzo dei bambini abbiamo dato loro un piatto di pasta e sistemato tre brandine, un frigo e un microonde negli spogliatoi, non potevamo mica farli stare per strada - scuote la testa Dorantani - la Caritas ci ha fornito spazzolini, sapone e vestiti, un assessore ha procurato del cibo, oggi (ieri per chi legge) dovremo acquistare per loro anche indumenti intimi, lo farò di tasca mia se necessario».

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Salta l'incontro in prefettura

Tutti aspetti pratici di cui Dorantani intende discutere con il prefetto Salvatore Caccamo. L’occasione sembrava presentarsi oggi, ma l’incontro con 56 Comuni berici su 114 voluto dal prefetto per illustrare l’accordo di collaborazione tra Regione, Anci Veneto e prefetture per la gestione emergenziale dei flussi è stato rinviato. E in prefettura, quando sarà, Dorantani potrebbe non presentarsi da solo: «Penso di riportare al prefetto i tre profughi, come Comune non ho nessun obbligo di mantenerli», dice. Fortemente contrariato per il modus operandi anche il sindaco di Gambellara Michele Poli. «Ci hanno mandato tre ragazzi del Benin, nemmeno i corrieri mollano così i pacchi e per fortuna che una nostra impiegata parla francese e siamo riusciti a capirli; per ora li abbiamo alloggiati al centro associativo, la casa di riposo garantirà loro i pasti, ma questa situazione è vergognosa e siamo preoccupati: quanti altri migranti potrebbero arrivare nei nostri territori?».

Giulia Armeni

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