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Vicenza

Davide morì nella roggia, ma chi guidava? Per il giudice l'amica, che va a processo

L'auto nella roggia e la vittima, Davide Pilotto
L'auto nella roggia e la vittima, Davide Pilotto
L'auto nella roggia e la vittima, Davide Pilotto
L'auto nella roggia e la vittima, Davide Pilotto

A guidare la Opel Insigna c’era Camilla Marcante. Ne è convinto il gip Matteo Mantovani che nel primo pomeriggio di ieri ha firmato l’ennesimo colpo di scena giudiziario dopo il dramma del 5 agosto di un anno fa, quando in un terribile incidente stradale perse la vita Davide Pilotto. L’auto con i due amici a bordo sbandò lungo strada di Lobia e finì nelle acque dell’Orolo dopo aver abbattuto una ringhiera posticcia sul ponte. Davide, 22 anni, di Costabissara, morì nell’auto capovolta. Camilla, 25, di Caldogno, venne miracolosamente salvata dai vigili del fuoco dopo lunghissimi minuti con il corpo immerso quasi totalmente in acqua. Il giudice ha respinto per la seconda volta la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero Giovanni Parolin; non solo, ha anche ordinato alla procura di iscrivere sul registro degli indagati il nome dell’ingegnere Massimo Dalle Ave, dirigente di Amcps, per omicidio colposo: non avrebbe fatto sistemare il parapetto. Per Marcante, invece, ha disposto l’imputazione coatta: il che significa che dovrà affrontare l’udienza preliminare per omicidio stradale. Accolta la richiesta dei genitori di Davide (assistiti dall’avv. Leonardo Maran) e della mamma del suo figlioletto, Ibiza Altea Callista (avv. Lino Roetta e Giuseppe Mecenero). L’avv. Giuseppe Melzi, che tutela Marcante, aveva chiesto l’archiviazione.

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La tragedia è nota. Davide la notte si era recato a Jesolo con Marcante e le altre amiche Federica Mancuso e Ida Bozanovic. Al ritorno, scesero prima queste ultime; in quel momento, guidava Davide. Rientrando verso casa di Camilla, il dramma, con l’intervento dei pompieri. Un sommozzatore, sentito a verbale, spiegò di aver tagliato la cintura per liberare Pilotto; era quella del passeggero. Ergo, guidava Camilla, sbalzata poi dietro, ricostruisce il giudice. La giovane ha sempre negato di essersi messa al volante.
Il pm aveva spiegato di non credere che Pilotto fosse passeggero dell’auto guidata da Camilla. Perché si sarebbero cambiati di posto? Poi la fibbia della cintura non era agganciata; il corpo della sfortunata vittima si muoveva nell’acqua torbida. Secondo il magistrato, il sommozzatore ha «erroneamente percepito la situazione»: non era agganciato alla cintura del passeggero, Pilotto, ma era bloccato all’interno dell’abitacolo finito sotto sopra da qualcos’altro. Forse con un braccio si era ancorato alla cintura, ma di certo per il pm non era seduto, prima dell’urto, con la cintura allacciata. Marcante fu trovata dietro, con i piedi incastrati: inverosimile che sia finita in quella posizione partendo dal posto di guida. Di qui, la richiesta di archiviazione.

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Questi aspetti sono stati ritenuti non congrui dalla difesa Pilotto, che con l’ingegner Paolo Lista ha ricostruito ciascun punto contestato, dalla cintura alle lesioni subite dall’amica della vittima. Un elemento chiave è proprio la cintura: quella del passeggero venne trovata in estensione, con le cartucce esplose; se non ci fosse stato nessuno, su quel sedile, la circostanza rimarrebbe inspiegabile. Di qui l’ipotesi, che dovrà necessariamente trovare conferma in aula, magari sentendo il parere di consulenti e periti: a guidare, senza cintura, era Camilla, che dopo l’urto venne sbalzata sui sedili posteriori, dove venne trovata dai vigili del fuoco. Ma la giovane smentisce. «Non si è verificata alcuna inconciliabilità irrisolvibile fra le versioni ricostruttive del fatto, ciò che rende dunque vieppiù opportuno l’approfondimento dibattimentale», scrive il giudice. Se ne discuterà in aula. 

Diego Neri

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