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Lo studio

«Effetti cancerogeni dei Pfas. Si annidano nelle molecole»

Studio delle università di Padova e Bologna. Sono stati raccolti 2.144 campioni in 7 specie animali tra cui anche l’uomo

L’esposizione ai Pfas viene conservata a livello molecolare sia in diversi tessuti che in diverse specie, con effetti cancerogeni e conseguenze negative ormonali e metaboliche. Questo quanto emerge da uno studio su salute umana e ambiente effettuato da Livia Beccacce, Filippo Costa, Jennifer Paola Pascali e Federico Manuel Giorgio, studiosi del dipartimento di farmacia e biotecnologie dell’Università di Bologna e del dipartimento di scienze cardiache, toraciche, vascolari e sanità pubblica dell’Università di Padova.

Sono stati raccolti 2.144 campioni

Negli ultimi decenni, come viene confermato nello studio, le sostanze per e polifluoroalchiliche (Pfas) «hanno raccolto un'ampia attenzione pubblica a causa della loro persistenza nell'ambiente e degli effetti dannosi sulla salute degli organismi viventi, stimolando la generazione di numerose indagini incentrate sul cosiddetto “trascrittoma”», la misurazione del quale offre un quadro complessivo dello stato di espressione genica della cellula per comprendere le basi biologiche del loro meccanismo.

«In questo studio - spiegano i ricercatori - sono stati raccolti 2.144 campioni pubblicamente disponibili da 7 distinte specie animali: uomo, topo, verme, pesce zebra, merluzzo nordico, persico trota e un ciprinide nord americano simile alla sanguinerola europea. Obiettivo, esaminare le risposte molecolari all'esposizione ai Pfas e determinare se ci sono risposte conservate. E la nostra analisi trascrizionale comparativa ha rivelato che l'esposizione ai Pfas è conservata in diversi tessuti, molecole e specie. Abbiamo identificato e segnalato diversi geni che mostrano una risposta trascrizionale coerente ed evolutivamente conservata ai Pfas, così come diversi percorsi tra cui il metabolismo dei lipidi, la risposta immunitaria e i percorsi ormonali».

I Pfas inducono cambiamenti negli organismi

Questo studio, in sintesi, «fornisce la prima prova che distinte molecole Pfas inducono cambiamenti trascrizionali comparabili e influenzano gli stessi processi metabolici attraverso i confini tra le specie». Dunque i risultati hanno implicazioni significative per comprendere l'impatto dell'esposizione Pfas sugli organismi viventi e sull'ambiente. Infatti, spiegano ancora gli studiosi universitari, questo studio «offre una nuova prospettiva sulle risposte molecolari all'esposizione a Pfas e fornisce una base per la ricerca futura sullo sviluppo di strategie per mitigare gli effetti dannosi di queste sostanze nell'ecosistema».

Gli studi sulla materia continuano

Lo studio è stato concentrato sui punti in comune tra i composti Pfas. Studi futuri, quindi, «forniranno sicuramente maggiore precisione sugli effetti specifici di diversi composti Pfas, come ad esempio Pfos e Pffoa, su tessuti e organismi specifici. Ciò consentirà agli scienziati di identificare strategie migliori per la prevenzione. Riteniamo inoltre che l'identificazione dei risponditori genetici più conservati ai Pfas fornirà nuove sedi molecolari di indagine per gli effetti e anche nuovi biomarcatori multi-specie, alimentando la creazione di test a livello di ecosistema per l'esposizione biologica ai Pfas».

Giorgio Zordan

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