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LA STORIA

Celso, partigiano centenario: «Sarei morto per la libertà»

Il finanziere Barausse, premiato in Comune a Fara, ha combattuto nella Brigata Mazzini con Rinaldo Arnaldi e Giacomo Chilesotti
Un brindisi per i 100 anni di Celso Barausse DONOVAN CISCATO
Un brindisi per i 100 anni di Celso Barausse DONOVAN CISCATO
Un brindisi per i 100 anni di Celso Barausse DONOVAN CISCATO
Un brindisi per i 100 anni di Celso Barausse DONOVAN CISCATO

«Ho scelto di diventare un partigiano per il grande desiderio di portare avanti il valore della libertà, tanto che avrei dato anche la vita per far tornare l’Italia un Paese libero dai nazisti e dai fascisti». Celso Barausse, 100 anni compiuti il 1 febbraio, di Fara, tornasse indietro nel tempo non ci penserebbe due volte a diventare nuovamente un partigiano dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943.

L'8 settembre '43 era di stanza a Lubiana

Con lo sguardo fiero e la voce ferma racconta come a 18 anni (nel 1942) scelse «di svolgere il servizio militare nell’Arma della guardia di finanza, che mi mandò di stanza a Lubiana. Lì rimasi fino all’8 settembre del 1943, quando venne firmato l’Armistizio e noi militari fummo rimandati in Italia a Torino. Lì ci lasciarono liberi e potei fare ritorno a casa, a Fara, dalla mia famiglia.

La scelta di diventare partigiano

Dopo che mio fratello Domenico Barausse scelse di diventare partigiano combattendo nella “Brigata Mazzini”, decisi per lo stesso destino. Andai a Granezza, sull’Altopiano di Asiago e combattei insieme a Rinaldo Arnaldi detto “Loris”, che divenne un mio caro amico. Lui per me rimarrà, assieme alla sorella Mary, la staffetta partigiana che in quegli anni si impegnò in pericolose spedizioni in Svizzera per aiutare gli ebrei fuggiaschi, uno dei ricordi più belli del periodo della Resistenza. Assieme a Giacomo Chilesotti. Furono tre figure importanti per me: persone integerrime, altruiste e molto coraggiose, che non tradirono mai l’ideale della libertà».

Il momento più difficile

Il momento più difficile di tutta la Resistenza per Barausse fu il 6 settembre del 1944 quando i nazisti attaccarono circa 250 partigiani nel Bosco Nero di Granezza per un rastrellamento. Gli si illuminano gli occhi e spiega: «In quell’occasione noi della Brigata Mazzini e i nostri compagni della Brigata dei Sette Comuni opponemmo una strenua resistenza, ma lasciammo sul campo una trentina di caduti tra cui anche il vicecomandante della Mazzini, Rinaldo Arnaldi. Il ricordo più vivo siamo noi sopravvissuti che trascorriamo tutta la notte a seppellire i cadaveri dei compagni morti perché non volevamo che venissero presi dai tedeschi. Essere partigiano era un dovere per me, sentivo una mia responsabilità combattere per la libertà della nazione e non ho mai avuto paura. Sono sempre stato coraggioso nella mia vita e ho anche sempre avuto fiducia nel fatto che sarei tornato a casa vivo e che noi partigiani avremmo vinto la guerra contro i nazisti e i fascisti».

I riconoscimenti

E proprio per aver prestato servizio nella Regia Guardia di Finanza durante gli ultimi tre anni della seconda guerra mondiale, prendendo parte alle operazioni di liberazione dell’Italia settentrionale, il maresciallo maggiore Celso Barausse nel 2015 ha ricevuto dal ministro della difesa Roberta Pinotti una medaglia commemorativa in occasione del 70esimo anniversario della fine del conflitto. Oggi è socio decano dell’associazione nazionale finanzieri d’Italia (Anfi). 

La sezione di Thiene lo ha omaggiato, nel giorno del suo centesimo compleanno, con una cerimonia nella sala consiliare alla presenza dei sindaci Giampi Michelusi (Thiene), Piera Campana (Breganze, Comune che nel 2015 gli ha conferito un riconoscimento alla Resistenza), e Maria Teresa Sperotto (Fara). La guardia di finanza ha partecipato con il comandante provinciale colonnello Cosmo Virgilio, il maggiore Alberto Potenza comandante del gruppo di Bassano e il luogotenente Cataldo Mignogna comandante della Tenenza di Thiene. Numerosi i soci dell’Anfi tra cui il presidente di sezione, maresciallo Mario Coga. La presidenza nazionale di Anfi e la sezione di Thiene hanno conferito un attestato di riconoscenza a Barausse. 

«Rendiamo omaggio a un uomo che si è prodigato a servizio della collettività con abnegazione e rappresenta un esempio per tutti e soprattutto per i giovani - ha concluso il sindaco Michelusi -. A nome della città ringrazio il maresciallo maggiore Barausse per l’alta testimonianza che offre con la sua vita».

Silvia Dal Maso

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