Da Piovene a Roma per il Papa. «Sette anni fa ci siamo detti: un giorno questi bambini li faremo cantare a Roma. Oggi molti di loro sono adolescenti». Sono solamente dei ragazzini, ma hanno cantato sull’altare della cattedra all’interno della basilica di San Pietro, in Vaticano; e animato una messa prefestiva di fronte a 400 persone, col canto dell’alleluia. Il giorno dopo, domenica, si sono presi la benedizione da papa Francesco, dopo l’Angelus, in piazza.
Il racconto
Roberta Bisi, che da molto tempo dirige il coro parrocchiale di Piovene, racconta i tre giorni di pellegrinaggio. «È stata un’esperienza molto emozionante, di cui ci siamo resi conto dopo, al ritorno. Molti di loro non hanno realizzato, sul momento, quello che stava accadendo. Suonare l’organo in Vaticano è un’emozione che si fa fatica a raccontare».
«A 7 giorni dalla partenza ci hanno detto che alcuni strumenti non potevano essere portati in chiesa», racconta Cristina Rossi, madre di tre ragazze che fanno parte del coretto e, insieme a Bisi, organizzatrice del viaggio. «Uno dei nostri ha imparato a suonare l’organo in una settimana, esercitandosi in chiesa a tutte le ore per esser pronto all’appuntamento».
Il sogno si è poi realizzato
Sono partiti in 90, con le famiglie al seguito, «genitori, fratelli, anche nonni e zii»; a cantare in 20 fra bambini e ragazzi. In piazza San Pietro hanno sventolato, orgogliosi, lo striscione “Parrocchia Piovene Rocchette”, provvisto di logo, insieme alle bandierine gialle, con l’entusiasmo festoso che è proprio dei fanciulli.
I quali da tempo portano una ventata di freschezza a Piovene: il paese si rianima durante le messe, domenicali e feriali. L’intero gruppo è composto da 35 giovani che suonano e cantano: gli adolescenti sono una quindicina, e si esibiscono con flauti, violini, tastiere e chitarre. I più piccoli hanno dai 6 ai 12 anni. Un gruppo variegato: la maggior parte di loro è uscita dalla scuola media musicale.
Gli ex insegnanti danno una mano, ma i giovani sono quasi tutti autodidatti
«Imparano e poi si aiutano a vicenda» considera Roberta. «Crescono con l’idea dello stare assieme, e chiedono aiuto ai professori durante le ore di musica scolastiche; domandano di potersi esercitare con i brani che devono portare in chiesa - prosegue -. Siamo attivi da anni sul territorio, spesso ci spostiamo, portiamo la nostra musica anche nelle realtà più svantaggiate oppure negli ospedali, per fare un po’ di compagnia agli ammalati. L’obiettivo del coretto è portare i bambini a messa con le loro famiglie e cantare con tutti i fedeli presenti. È un modo per coinvolgere la comunità, nella speranza che qualcuno, sentendoci, possa farlo anche successivamente nelle proprie parrocchie».