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SCHIO

Marcello, una vita in bici: «Percorsi un milione di chilometri»

A 90 anni Bagattin ha smesso di pedalare, ma restano vivi i ricordi di una passione che l’ha portato a fare il suo giro d’Italia
Marcello Bagattin insieme alle bici che l’hanno accompagnato per una vita E.M.F
Marcello Bagattin insieme alle bici che l’hanno accompagnato per una vita E.M.F
Marcello Bagattin insieme alle bici che l’hanno accompagnato per una vita E.M.F
Marcello Bagattin insieme alle bici che l’hanno accompagnato per una vita E.M.F

Si dice che “la paura fa novanta”, lui ne fa altrettanti, ma senza paura porta avanti la passione per il ciclismo. Marcello Bagattin, scledense amante delle due ruote, ha da poco compiuto 90 anni. Un anno fa ha smesso di pedalare, ma l’amore e i bei momenti passati in sella restano. Tra un cimelio e l’altro, Marcello ripercorre la galleria dei ricordi: è lucidissimo, ma per non dimenticarsi nulla si è preparato un bigliettino.

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«La prima bici mi è stata regalata nel 1939 – racconta – l’Italia, impegnata in guerra, faceva requisire il ferro e con quel ferro è stata fatta la mia bicicletta, aveva i cerchi in legno». Altro che tecnologia. Durante il secondo conflitto mondiale pedalare era una necessità. «L’ho usata fino al 1945, in tempo di guerra si andava a Vicenza in bici per mangiare. Là avevo dei parenti che mi davano sorgo e frumento, poi nel ritorno li portavo a Poleo per fare la farina. Ci nascondevamo nei fossi perché gli aerei mitragliavano. Ricordo bene i posti di blocco dei fascisti».

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Marcello ha continuato a pedalare. «Dopo il servizio militare ho cominciato con il cicloturismo: si organizzavano dei raduni di ciclisti, dagli anni Settanta ci fu un boom di eventi di appassionati fino agli anni Duemila, prima della grossa motorizzazione». Con gli amici Erio e Vito Rampon, fondatore della bottega nel quartiere Santa Croce, Marcello ha fatto il proprio giro d’Italia. Senza cercare i primati, ma sempre «per passione e per fare movimento. Un amatore di Piovene aveva stretto un gemellaggio ciclistico con la Sicilia, andavamo giù in treno per fare il giro dell’isola. Lo stesso abbiamo fatto in Sardegna e nel centrosud, come per l’Eroica in Toscana». 

Restano nel cuore i percorsi nel Triveneto

«Abbiamo girato tutto il Veneto, e non solo. In un anno si andava in Altopiano un’ottantina di volte, in certi casi allungavamo apposta il tragitto, ci sono stati degli anni in cui abbiamo superato i 20 mila chilometri e 240 salite, una rivista ci diede un premio». 

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«A Bolzano non potevano vedere noi veneti, capitava di fermarsi a dormire nelle tese», nei fienili. Durante le uscite, Bagattin si è inventato meccanico e spesso, prima di andare al lavoro in una fabbrica tessile, raggiungeva l’amico Rampon per dare una mano in bottega. 

Marcello ha pedalato fino all’anno scorso

Quando aveva 83 anni è salito fino al passo Rolle per seguire il giro d’Italia dei professionisti. Oggi sorride ripensando a quei chilometri percorsi. Difficile quantificarli, «più di un milione», dice sicuro. Ha avuto una ventina di biciclette, ora non ne ha più, anche se in rimessa c’è ancora qualche ferro da mettere a posto. Di recente ha compiuto 90 anni, ricevendo gli auguri dell’assessore allo sport di Schio Aldo Munarini. La massima finale racchiude una vita in sella. “Ghi nemo fato assà in volta”.

 

Edoardo Mario Francese

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