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Schio

Doloso il rogo al Tretto, ritrovati gli inneschi

Elicottero e volontari impegnati a domare i roghi sul monte Brazome al Tretto
Elicottero e volontari impegnati a domare i roghi sul monte Brazome al Tretto
Elicottero e volontari impegnati a domare i roghi sul monte Brazome al Tretto
Elicottero e volontari impegnati a domare i roghi sul monte Brazome al Tretto

Sarebbero dei candelotti di cera, piazzati in più punti sul monte Brazome, la causa del rogo che dalla sera di venerdì 11 marzo ha distrutto 4 mila metri quadrati di bosco e sottobosco sull’altipiano del Tretto, provocando danni per decine se non centinaia di migliaia di euro, mobilitando per giorni vigili del fuoco, volontari di Protezione civile e persino contadini venuti a dare una mano con le risorse idriche a loro disposizione. Danni che qualcuno potrebbe essere chiamato presto a risarcire.

Le indagini I rilievi effettuati sul Brazome e sul monte Giove dai vigili del fuoco del distaccamento di Schio e dai carabinieri forestali sarebbero dunque giunti ad una svolta, confermando i sospetti di cui avevamo peraltro già scritto, ovvero sulla natura dolosa dell’incendio. Gli inneschi non solo testimoniano in tal senso, anche se dagli inquirenti non giunge alcun accenno in merito visto il riserbo per l’inchiesta aperta, ma offrono spunti interessanti per le indagini stesse, visto che i materiali usati, acquistati in qualche negozio del territorio, potrebbero indirizzare gli investigatori verso il colpevole. Per capire la portata dei danni, al di là delle porzioni ampie di bosco bruciate, basti pensare ad un bene assolutamente primario come l’acqua: solo le cisterne degli agricoltori venuti in aiuto , infatti, hanno trasportato oltre 60 mila litri di acqua in tre giorni, che vanno ad aggiungersi agli altri 250 mila portati dai pompieri e lanciati dal Canadair. Le fiamme hanno colpito anche parte della pineta dove però non hanno intaccato la chioma delle piante ma limitandosi al sottobosco. I focolai sono ripartiti a più riprese. Quelli visibili dalla pianura erano almeno sei; pare che gli inneschi trovati siano quattro.

L’appello del sindaco La conferma che le indagini si stanno muovendo arriva dal sindaco Valter Orsi. «Mi hanno comunicato che non c’è più alcun dubbio sulla natura dolosa dell’incendio. Sappiamo che è opera dell’uomo. Io avevo lanciato un appello per fermare questa mano criminale e devo dire che un paio di segnalazioni sono state fatte. Ovviamente non spetta a me indagare sulla loro veridicità ma le comunicherò a chi sta investigando. In entrambi i casi i sospetti si puntano su chi poteva avere interesse a bruciare». La pista del piromane verrebbe meno dunque, anche se chi scatena roghi del genere di fatto è un piromane, anche se ha un movente per farlo. «Non so se siano illazioni o se le segnalazioni abbiano qualche fondamento. Ma sono piste da seguire», conclude il sindaco. 

Sul Summano Per il momento non ci sarebbero collegamenti fra quanto accaduto al Tretto e i roghi sul Summano, versante piovenese, avvenuti qualche giorno fa. Non si esclude che la mano sia la stessa ma è improbabile che lo stesso incendiario abbia interessi in entrambe le aree montane. E poi, i roghi sul Summano stanno diventando una triste abitudine legata al mese di marzo e, qualcuno suggerisce, a riti e tradizioni arcaiche. E in questo secondo caso non si hanno per ora notizie di inneschi ritrovati.

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Mauro Sartori

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