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ALTO VICENTINO

I primi sorveglianti sono i cittadini. Si fa strada il controllo del vicinato

A Santorso, partito quattro anni fa, la reazione immediata dei vicini, dopo l’allarme scattato da un’abitazione ha messo in fuga i ladri. Soccorse anche persone che si erano sentite male in casa
Sono sempre di più i Comuni del Vicentino che si affidano ai residenti per avere una supervisione del territorio e favorire la collaborazione  ARCHIVIO
Sono sempre di più i Comuni del Vicentino che si affidano ai residenti per avere una supervisione del territorio e favorire la collaborazione ARCHIVIO
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Sono sempre di più i Comuni del Vicentino che si affidano ai residenti per avere una supervisione del territorio e favorire la collaborazione ARCHIVIO

L’allarme dell’abitazione scatta, il suono della sirena si diffonde nell’aria. Un residente si affaccia alla finestra, altri escono sul terrazzo; le videocamere degli smartphone vengono puntate tutte nella stessa direzione. E i ladri sono costretti a darsela a gambe. È accaduto a Santorso, dove la mobilitazione generale è stata messa in atto dal locale gruppo di “Controllo del vicinato”. Un’esperienza, quest’ultima, che si sta diffondendo in tutto l’Alto Vicentino e non solo. Proprio a Santorso, paese dal quale, quattro anni fa, è partita l’iniziativa, oggi si contano 10 gruppi, per un totale di 330 famiglie. Da circa un anno, a Schio, operano tre gruppi, e altri si stanno consolidando.

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Il progetto prende piede

A Torrebelvicino stanno nascendo 3-4 formazioni e lo stesso vale per San Vito di Leguzzano. Insomma, attualmente, solo nell’Alto Vicentino, sono più di mille le famiglie interessate da questa esperienza. Ci sono poi due gruppi a Brendola e qualcosa si sta muovendo a Isola e Gambellara. «Si tratta di un’esperienza nell’ambito della sicurezza partecipata, termine che evidenzia come sia in campo una pluralità di soggetti che opera in sintonia, dialogo, con ruoli precisi» spiega Giorgio Lotto, referente per la provincia di Vicenza dell’associazione Controllo del vicinato. «Ai cittadini, alla pubblica amministrazione, alle forze dell’ordine spettano ruoli diversi. Serve per fare prevenzione. E ci tengo a sottolinearlo: il controllo di vicinato non si propone di catturare i ladri o di sparare a destra e a manca, bensì di operare in dialogo con gli altri soggetti che la collettività ha individuato per affrontare questo tipo di problemi.

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Un progetto che nasce dal basso

Nasce dal basso, non è istituito con delibere di consiglio o di giunta o da un’ordinanza del sindaco». L’iniziativa non punta solo a prevenire i furti, ma anche a sventare truffe, a contrastare lo spaccio di droga e può risultare utile anche su altri fronti. «Quando arriva un nubifragio e i tombini sono intasati, l’acqua può allagare le cantine - spiega Lotto - i servizi pubblici non riescono a provvedere a tutto; ma io ho davanti agli occhi ogni giorno il tombino di fronte a casa mia e mi costa pochissimo segnalare alle autorità competenti se risulta intasato. Allo stesso modo, possono essere avanzate segnalazioni sui pali della luce in legno che rischiano di cadere e su problemi legati alla viabilità. Generalmente, questi gruppi prestano grande attenzione al luogo in cui vivono». In una società in cui si preferisce la dimensione virtuale a quella reale, con contatti quotidiani a New York o in Australia, magari non si conosce personalmente il proprio vicino e ci si dimentica di mantenere il dialogo con chi vive fisicamente vicino a noi: in questo modo si perdono i vantaggi di una collaborazione fondamentale.

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Nuovi gruppi, per aiutare le persone sole

«Quando si creano questi gruppi, cerchiamo innanzitutto di capire le criticità della zona - spiega Lotto - individuiamo, ad esempio, le persone che vivono sole e ci mettiamo d’accordo per suonare, a turno, il loro campanello. Molte volte, attraverso questo sistema, abbiamo trovato cittadini stesi a terra, in casa, e abbiamo così potuto salvare loro la vita». Nessuna ronda, dunque, né armi da puntare contro i ladri, bensì l’impegno ad eliminare la paura facendo leva sulla solidarietà reciproca e il buonsenso applicato. Per fare questo, la dimensione ideale è quella dei piccoli gruppi, composti da 20-40 persone: i residenti di una via, di una contrada. Ogni gruppo ha un coordinatore e i vari coordinatori comunicano tra loro. Ai membri della formazione viene chiesto di segnalare eventuali anomalie: un residente conosce meglio di chiunque altro la zona in cui vive, quindi può notare se il cane del vicino abbaia, se passa un’auto sconosciuta e altri dettagli. 

Matteo Carollo

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