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In Veneto

Fine vita, il secondo via libera. Gheller: «Felice per questa nuova prova di civiltà»

Il cassolese: «Il sì concesso alla signora Gloria premia anche la mia battaglia»

Sostegno all'eutanasia: dopo il primo accordato a Stefano Gheller, il Veneto ha dato il secondo via libera al fine vita a Gloria, una malata oncologica di 78 anni, che ora potrà contare sul supporto della sua Ulss per la fornitura del materiale necessario per l'autosomministrazione dei farmaci necessari. E proprio il malato di Cassola, che con una lunga battaglia sostenuta dall'associazione Luca Coscioni ha fatto da apripista, si dice felice che anche altri possano avere questa possibilità.

Gheller: «Quando ho avviato l'iter, non pensavo solo alla mia situazione»

«Era esattamente quello che volevo quando ho iniziato la mia battaglia - spiega il cinquantenne, affetto da una rara forma di distrofia muscolare -. Non l'ho fatto solo per me: volevo che questa possibilità fosse data a tutti, volevo che tutti i malati gravi o affetti da sindromi degenerative potessero avere la libertà di decidere della propria vita, senza dover per forza andare all'estero per mettere fine alla propria esistenza, lontano dai propri cari, dalle proprie case, e quasi da fuorilegge».

«Sono felice - prosegue Gheller - che questa signora di 78 anni, adesso, possa sentirsi libera di smettere di soffrire, perché è di questo che si tratta: non è suicidio, è rinuncia al dolore, è credere che la vita valga tanto solo quando merita di essere vissuta, quando ti dà la possibilità di lottare. Quando questa viene a mancare per questioni di patologia grave, a quel punto serve la libertà di scegliere».

Il sì alla possibilità di suicidio assistito era arrivato l'anno scorso

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Gheller ha ottenuto il sì alla possibilità di suicidio assistito lo scorso anno, quando la commissione etica e sanitaria dell'Ulss 7 Pedemontana ha concluso l'iter di valutazione del suo caso, approvando per la prima volta in Veneto una richiesta simile. Ma la strada verso la libertà assoluta, a suo parere, non è ancora tracciata fino in fondo: «Servirebbe accelerare i tempi - fa notare -. Ci vogliono infatti ancora molti mesi perché una commissione valuti un caso e dia le sue risposte. La signora Gloria ne ha aspettati sei. Sei mesi passati senza avere la certezza che la risposta al suicidio assistito sia positiva sono un'eternità, quando si soffre tanto e non si hanno prospettive. Bisognerebbe che i tempi divenissero più snelli. Speriamo che venga approvata la legge proposta dall'associazione Coscioni, che contiene anche questa mia richiesta. Detto questo, mi pare che il percorso del Veneto sia quello giusto: sono orgoglioso di questa prova di civiltà e di aver dato il mio contributo».

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Francesca Cavedagna

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