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In Consiglio regionale

Frenata da Roma sul fine vita. L’Avvocatura di Stato “gela” l’iter

di Cristina Giacomuzzo
Il parere dell'Avvocatura ipotizza contenziosi e in Veneto Ciambetti chiede una valutazione tecnica. Decisione a giorni. Finco: «Stop dell’iter»
Gheller e gli altri propositori con (a sinistra) le consigliere Cecchetto (Lega) e (a destra) Ostanel di Vvc
Gheller e gli altri propositori con (a sinistra) le consigliere Cecchetto (Lega) e (a destra) Ostanel di Vvc
Gheller e gli altri propositori con (a sinistra) le consigliere Cecchetto (Lega) e (a destra) Ostanel di Vvc
Gheller e gli altri propositori con (a sinistra) le consigliere Cecchetto (Lega) e (a destra) Ostanel di Vvc

Ma la legge sul fine vita arriverà mai in Aula? La domanda è posta dopo il parere dell’Avvocatura di Stato sul progetto di legge di iniziativa popolare “Liberi subito“. Parere che è arrivato ieri, nel secondo e ultimo giorno di audizioni della Commissione Sanità. L’aveva richiesto il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti. La risposta? Cinque pagine di analisi in punta di diritto e la conclusione: «L’eventuale approvazione del provvedimento potrebbe esporsi a rilievi di non conformità». Tradotto, la legge potrebbe essere impugnata.

 

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Fine vita, la legge potrebbe essere impugnata

Perché il nodo è, ancora una volta, il vuoto normativo che solo il Parlamento può colmare. Quindi? Ciambetti prende tempo: «Non ci sottrarremo al nostro dovere. Dobbiamo garantire la regolarità e la correttezza dell’iter. Il parere dell’Avvocatura sarà sottoposto al vaglio del nostro ufficio legislativo». Ma a decidere sarà solo la politica. E si sa che la maggioranza sul tema è spaccata. Quindi, potrebbe accadere di tutto. Scenario uno: la Commissione blocca i lavori e stop. Due. La Commissione si riunisce, ma si vota per non procedere. Tre. La Commissione si riunisce, vota, e si arriva in Aula. 

Suicidio medicalmente assistito, cosa può fare la Regione Veneto

Ma torniamo alla parte tecnica. Può la Regione definire i tempi di valutazione delle richieste di suicidio medicalmente assistito da parte di malati terminali? Questo è lo scopo del progetto di legge sottoscritto da 9mila veneti proposto dall’associazione Coscioni, sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale che indica il percorso.

L’Avvocatura di Stato ha sottolineato, in sintesi, come il tema non sia solo di competenza regionale e quindi ha messo in discussione una prima valutazione (positiva) fatta dal legislativo regionale. Per questo la tensione ieri a palazzo Ferro Fini era palpabile. La presidente della Commissione Sanità, Sonia Brescacin, rinvia a quanto verrà validato dall’ufficio legislativo la prossima settimana.

 

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Il parere di Cappato dell'associazione Luca Coscioni

Di contro Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, a distanza, sottolinea: «Quello dell'Avvocatura è un parere scontato. Non è vincolante e non esclude - né potrebbe farlo - l'ammissibilità di quelle norme, previste dalla nostra legge regionale, che regolano la modalità attraverso la quale l'aiuto alla morte volontaria può essere fornito».

Consiglio regionale Veneto: i pro-vita e chi sostiene la legge

Nicola Finco, leghista pro-vita, è certo: «Il parere dell’Avvocatura basta per bloccare tutto. Non vale neppure la pena perdere altro tempo e proseguire con la Commissione». Sulla stessa linea il capogruppo di FdI, Enoch Soranzo: «Lo avevamo detto fin da subito. Non è un tema della Regione».

Interviene Milena Cecchetto, Lega: «Ci sono persone che chiedono solo di avere tempi certi per esercitare quello che, è già stato chiarito, è un loro diritto. Mi rammarica l’esultanza di chi si ostina a non comprendere le ragioni delle persone come Stefano Gheller che vivono il bisogno di vedere normato quel diritto».

 

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La capogruppo del Pd, Vanessa Camani, dichiara guerra: «Se qualcuno, alla luce di questo parere, pensa di interrompere l'iter in corso, noi non solo ci opporremo, ma presenteremo subito un progetto di legge di iniziativa statale».

Elena Ostanel, Veneto che vogliamo, non vuole scuse: «La volontà politica di andare oltre per il calendario venatorio questa maggioranza l’ha sempre dimostrata. E la legge viene puntualmente impugnata. Si deve fare lo stesso anche qui. Se non sarà così, i veneti sapranno chi ringraziare».

Erika Baldin, M5s: «Essendo una proposta di iniziativa popolare dovrà approdare in Consiglio».

Sarà veramente così?

 

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