<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Veneto

Fine vita, ok del Veneto al suicidio assistito di una malata. È il secondo caso dopo quello di Gheller

L'annuncio dato dall'associazione Luca Coscioni. Individuato il farmaco. La donna: «Ora posso decidere quando andarmene, morirò libera»

 In Veneto arriva per la seconda volta, senza ostruzionismi, il "via libera" da parte dell'azienda sanitaria regionale e dal Comitato etico ad una richiesta di verifica delle condizioni per poter accedere al "suicidio medicalmente assistito". Lo annuncia all'Ansa l'Associazione Luca Coscioni. 

"Gloria" ha ottenuto l'avvio dell'iter

Si è infatti conclusa per "Gloria" (nome di fantasia), 78 anni, malata oncologica veneta, la procedura di verifica delle condizioni e delle modalità per accedere al "suicidio assistito", dopo circa 6 mesi dall'avvio dell'iter. Assistita dai legali dell'Associazione Luca Coscioni cui si era rivolta, aveva infatti iniziato la procedura a novembre 2022, con una richiesta all'azienda sanitaria competente di effettuare tutte le verifiche per accedere all'aiuto alla morte volontaria, come previsto dalla sentenza Cappato della Corte costituzionale.

L'azienda sanitaria ha avviato le verifiche e ha dato il via libera

Leggi anche
Caso Gheller, l'Ulss autorizza il suicidio assistito

L'azienda sanitaria, tramite i propri medici, ha dunque attivato le verifiche necessarie e ha stabilito che Gloria possiede tutti i requisiti previsti dalla sentenza 242/19 della Consulta, accertando che: Gloria ha autonomamente e consapevolmente deciso di procedere con l'aiuto alla morte assistita; che è affetta da patologia oncologica irreversibile; che tale patologia produce sofferenza che lei stessa reputa intollerabile; che i trattamenti con "farmaci antitumorali mirati" costituiscono sostegno vitale. A fine marzo 2023, l'azienda sanitaria ha comunicato alla signora Gloria che, a seguito della relazione multidisciplinare prodotta dai medici dell'azienda sanitaria, anche il Comitato etico ha rilevato la sussistenza dei requisiti previsti dalla sentenza 242/19 della Consulta.

Leggi anche
Il caso Gheller farà da apripista verso la legge regionale

Individuato e comunicato il farmaco necessario

Nell'aprile 2023 l'azienda sanitaria ha poi comunicato la tipologia di farmaco idoneo per poter procedere e le modalità di assunzione. Nei giorni scorsi, l'azienda ha reso noto che fornirà la strumentazione necessaria all'autosomministrazione del farmaco letale e ha confermato che il Servizio sanitario regionale fornirà tutto quanto occorre nell'immediatezza dell'evento. Nelle Marche, Federico Carboni, quasi un anno fa, è stato il primo italiano ad aver avuto accesso al suicidio medicalmente assistito in Italia, ricorda l'associazione, ma aveva dovuto farsi carico dei costi del macchinario, acquistato poi grazie a una raccolta fondi.

Gloria: «Ho vissuto periodi pesanti, deciderò quando andarmene»

Le parole di Gloria: «Ho vissuto periodi pesanti con forza e volontà per affrontarli, fin dall'inizio ero informata che si prospettava un periodo difficile e così è andata, ed ecco la motivazione della mia richiesta di fine vita dignitosa. Ho avuto una vita libera, bella, quando deciderò di procedere con l'aiuto al suicidio per porre fine alle mie sofferenze nonostante tutto l'ultima parola per me sarà 'la vita è bella' e sono stata libera fine alla fine

La reazione di Pro Vita e Famiglia

«Uno Stato civile non potrà mai fornire la morte, eppure è quello che sta accadendo in Veneto dove l’azienda sanitaria regionale e il Comitato etico hanno dato il via libera ad una donna malata oncologica di accedere al "suicidio medicalmente assistito" e fornire il necessario per l'autosomministrazione del farmaco. E’ la conseguenze tragica e diretta della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato che di fatto scavalcò il Parlamento e sta ora portando l’Italia a grandi passi verso il baratro dell’eutanasia. È urgente da parte di politica, governo e istituzioni dare risposte forti in favore della Vita. Zaia, anziché avallare queste decisioni mortifere, si impegni a potenziare le cure palliative nella Regione Veneto. Soltanto in questo modo si può dare ai cittadini un’assistenza concreta, mentre ora sono costretti, drammaticamente, a scegliere tra il morire e il vivere». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia.

 

Suggerimenti