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L'artista altopianese

Marco Martalar: «Il Drago bruciato, voglio sperare non sia doloso. Ma non ci diamo per vinti»

di Gerardo Rigoni
Parla l’artista dopo che la sua opera nell’Alpe Cimbra, assemblate con il legno divelto dal passaggio della tempesta Vaia, è stata distrutta da un incendio
Il prima e il dopo: l'artista con il Drago alato di Vaia e Martalar sconsolato mentre guarda quello che resta dell'opera sull'Alpe Cimbra
Il prima e il dopo: l'artista con il Drago alato di Vaia e Martalar sconsolato mentre guarda quello che resta dell'opera sull'Alpe Cimbra
Il prima e il dopo: l'artista con il Drago alato di Vaia e Martalar sconsolato mentre guarda quello che resta dell'opera sull'Alpe Cimbra
Il prima e il dopo: l'artista con il Drago alato di Vaia e Martalar sconsolato mentre guarda quello che resta dell'opera sull'Alpe Cimbra

È molto abbattuto. Forse ancora sotto shock. L'artista altopianese Marco Martalar risponde al telefono. Il suo Drago Alato di Vaia nell’Alpe Cimbra - una delle sue 15 opere simbolo monumentali pubbliche e private, insieme tra le altre al Leone Alato, alla Lupa Lagorai, all' Ape Vaia, al Cervo Vaia, al Basalisc Vaia, all'Aquila Vaia, assemblate con il legno divelto dal passaggio della tempesta Vaia del 2018 - è stato distrutto da un incendio, dicono doloso, ieri sera (22 agosto).

Nel vicentino si contano altre opere di Martalar, che risiede a Mezzaselva di Roana, sull’Altopiano vicentino dei Sette Comuni.

 

 

 

L'incendio del Drago di Vaia

Le fiamme, visibili da lontano, sono divampate poco prima delle 22 in località Magrè di Lavarone. Sono intervenuti subito i vigili del fuoco volontari della zona, ma l'opera era già avvolta dal fuoco. Non si esclude la pista dolosa.  L’opera, in legno di larice, era stata terminata nel 2021 dopo oltre tre mesi di lavoro.

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Marco Martalar, l'artista di Roana commenta l'accaduto

Sono poche le parole con le quali Marco Martalar commenta l'accaduto: «La notizia mi ha reso molto triste. Le cause sono ancora al vaglio dei vigili del fuoco ma voglio sperare che non siano dolose. Una cosa è certa, condivisa anche con Lavarone, non ci diamo per vinti».

L'opera, di circa sei metri di altezza per sette di lunghezza, era nota a livello internazionale,  registrando numerosissime presenze di visitatori fin dalla sua installazione nell’Alpe Cimbra, esattamente sull’Alpe del Tablat.

 

 

Sull'Alpe Cimbra e in tutta Italia incredulità e dispiacere

Il Drago non era raggiungibile direttamente in macchina. Ma questa mattina in molti hanno affrontato a piedi gli oltre due chilometri di sentiero, che separano quel che resta del Drago di Vaia dal posteggio di Lavarone, per testimoniare la loro incredulità e dispiacere. Sul posto anche il suo "creatore", l'artista Marco Martalar . Tutti a chiedersi come sia potuto succedere. Come è accaduto sui social fin da ieri sera, quando è iniziata a circolare la notizia. Il Drago di Vaia aveva, infatti, fin da subito riscontrato un grande successo a livello nazionale: molti i visitatori che raggiungevano a Lavarone per ammirare la maestosità dell’opera.

Il commento di Luca Zaia

Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha commentato la notizia su Facebook:  «Quanto miserabile dev'essere chi distrugge un'opera-simbolo com'era questo Drago, realizzato a Lavarone con gli schianti della tempesta Vaia dall'artista di Roana Marco Martalar scultore. Un lavoro immenso, durato mesi, creando il drago in legno più grande del mondo, alto 6 metri e lungo 7, con 3.000 viti e 2.000 scarti di arbusti per realizzarlo. A chi l'ha distrutto dico solo una cosa: vergognati!».

 

 

Il presidente della Provincia di Vicenza

Il presidente della Provincia di Vicenza Andrea Nardin è incredulo e amareggiato alla notizia del rogo che nella tarda serata di martedì ha distrutto il Drago Alato di Vaia. «Il Drago Vaia non era semplicemente un’opera straordinaria, il drago in legno più grande del mondo, in una posizione suggestiva e meta di migliaia di turisti. Il Drago Vaia era simbolo della rinascita, di una montagna che ha sofferto la violenza di una tempesta ma ha saputo con tenacia tornare a vivere. Per questo la sua distruzione fa ancor più male. E denota ancor più la pochezza di chi ha innescato il rogo, se di incendio doloso si tratta»

«A Martalar e al sindaco di Lavarone esprimo la mia vicinanza e quella della comunità vicentina. La prima reazione non può che essere la rabbia, ma già entrambi hanno fatto sapere di non darsi per vinti. Voglio far sapere loro che possono contare sul nostro sostegno» conclude Nardin.

 

Lo sconforto di Marco Martalar difronte alla sua opera distrutta dall'incendio (Frame video www.rainews.it/tgr/trento)
Lo sconforto di Marco Martalar difronte alla sua opera distrutta dall'incendio (Frame video www.rainews.it/tgr/trento)

 

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