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Altopiano

Allarme dopo la tragedia di Gallio. «Inesploso il 10% degli ordigni utilizzati nella Grande Guerra»

L'incidente costato la vita a Riccardo Baù fa tornare d'attualità la minaccia delle bombe ancora cariche. L'abitazione è stata evacuata, serve una bonifica degli artificieri
La casa danneggiata dall'esplosione del siluro Bangalore
La casa danneggiata dall'esplosione del siluro Bangalore
La casa danneggiata dall'esplosione del siluro Bangalore
La casa danneggiata dall'esplosione del siluro Bangalore

«Il 10% degli ordigni impiegati nel '15-'18 è inesploso. Sono passati più di cento anni eppure la guerra miete ancora vittime». Ad affermarlo è Luigi De Bona Bombassei, perito esplosivista, consulente di tribunali, che interviene dopo la tragedia costata la vita a Riccardo Baù, 30 anni compiuti da poco. Una stima, quella dell'esperto, che le autorità tengono ben presente, ed è anche per questo che l'edificio di via Col Fuste a Stoccareddo di Gallio è stato evacuato: c'è il rischio che i muri contengano altri esplosivi e serve dunque che gli artificieri effettuino una bonifica.

La tragedia a Stoccareddo

La comunità altopianese intanto è in lutto per la tragedia avvenuta giovedì mattina. Erano le 9.45 quando il trentenne, per agevolare l'impresa edile che stava posando il cappotto termico sulla casa, ha preso un flessibile per tagliare quello che a prima vista sembrava un vecchio tubo che usciva dal muro perimetrale, a circa sei metri di altezza. Dopo pochi istanti di lavoro, ecco l'esplosione, avvertita a chilometri di distanza. Quel vecchio tubo era in realtà un siluro bangalore, un ordigno "allungabile" della Prima guerra mondiale usato ad esempio per avanzare tra le trincee nemiche, e in questo caso utilizzato per "armare" le pareti della casa.La deflagrazione ha investito in pieno Riccardo, colpito anche da sassi e calcinacci, che ha riportato lesioni gravissime.

I soccorsi e le indagini

I soccorsi prestati dai presenti e poi da suem e vigili del fuoco sono stati tempestivi e l'uomo è stato elitrasportato al San Bortolo di Vicenza, ma non c'è stato nulla da fare: il decesso è sopraggiunto ieri sera. Disperato il papà (la mamma è mancata tempo addietro), i famigliari e tutti coloro che lo conoscevano e gli volevano bene.

Le prime indagini sono state effettuate dai carabinieri con l'aiuto degli stessi pompieri, che inizialmente pensavano a una fuga di gas o all'esplosione di una bombola per uso edile. Quando poi è stata accertata la causa della tragedia, è stato chiesto l'intervento degli artificieri. La procura di Vicenza, nel frattempo, ha aperto un fascicolo.

Il perito esplosivista

Addolorato anche Luigi De Bona Bombassei, perito balistico ed esplosivista. «Nelle province di Vicenza, Bolzano, Trento e Belluno la stragrande maggioranza dei residuati bellici sono risalenti alla "Grande Guerra" - spiega l'esperto -. Si stima che nel terreno possano esserci ancora decine di migliaia di ordigni inesplosi e a riguardo si stima anche che oltre il 10% degli ordigni impiegati siano inesplosi e quindi ancora potenzialmente pericolosi. Quale perito forense e membro dell'Associazione internazionale degli ingegneri esplosivisti sottolineo la necessità di una seria campagna conoscitiva dei falsi miti e dei reali pericoli che i residuati bellici inesplosi possono comportare anche a distanza di oltre 100 anni, da granate di artiglieria o mortaio di svariate centinaia di kg a bombe a mano e da fucile, spolette e meccanismi d'innesco e proiettili di artiglieria e bombe in diverse misure e calibri. Particolarmente pericolosa è la gelatina esplosiva, che ai tempi veniva fabbricata dalla Società Dinamite Nobel di Avigliana, presente in molti ordigni di fabbricazione italiana. Risente molto dell'invecchiamento e delle temperature inferiori agli 8 gradi, diventando altamente instabile: non va mai toccato o maneggiato ed è importante segnalare subito la sua presenza alle forze di polizia».

Davide Moro

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