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Montegaldella

In Svezia come nei Berici. Nasce la città del saluto

L’iniziativa di Lulea ricorda quella di Montegaldella ideata da Antonio Gregolin: «Salutarsi è un gesto di cultura e civiltà»
A Montegaldella nel 2013 è nata l’iniziativa del saluto
A Montegaldella nel 2013 è nata l’iniziativa del saluto
A Montegaldella nel 2013 è nata l’iniziativa del saluto
A Montegaldella nel 2013 è nata l’iniziativa del saluto

Compie vent’anni il Paese del Saluto, e la Svezia “copia” l’iniziativa. Montegaldella è conosciuta dal 2003 per questa peculiarità legata al valore del saluto. «Vent’anni dopo, la situazione è di poco migliore - afferma Antonio Gregolin, anima della campagna che prese avvio nel 2003 con l’allora Associazione “Bosco delle Fate” e il Patrocinio del Senato -, con le persone che nei paesi sono diventate anonime come in città. Il motivo per cui è stato fondato il Paese del Saluto - ricorda Gregolin -, è “perché è il malato ad aver bisogno del medico”. Come accade spesso, valore e merito si apprezzano più fuori che in paese, nonostante che Montegaldella finisca spesso sui media nazionali, proprio per questa sua peculiarità».

Un'idea che piace anche in Svezia

Che il valore del saluto sia apprezzato anche all’estero, lo dimostra la notizia riportata, annunciando che Lulea una cittadina della Svezia, abbia lanciato una singolare campagna a favore del buon umore e socializzazione che, per 4 settimane a partire dallo scorso 31 ottobre, obbliga i suoi cittadini a dirsi “buongiorno”. «Un messaggio che noi abbiamo lanciato già due decenni fa, con la “Campagna Salva il Saluto - ricorda Gregolin -, che allora ebbe il consenso di oltre 40 comuni veneti, comprese le maggiori città, con la diffusione di manifesti che ancora oggi si vedono in alcuni uffici e luoghi di aggregazione, dove si legge: «Il saluto è un gesto di cultura e civiltà che rischia di scomparire dalla nostra quotidianità. Salviamo il saluto…».

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Un'iniziativa da prima pagina

L’iniziativa sortì un effetto e consenso tale, da diventare notizia da TgUno. Di conseguenza, grazie alla volontà e sensibilità delle amministrazioni comunali di allora, si realizzò il primo monumento al “Ciao”, e qualche anno dopo la ciclabile del saluto inaugurata nel 2018. Oggi è quasi pronta l’Antologia del Saluto, con racconti inediti di personaggi della cultura come Stern, Zanzotto, Guerra ecc.».

Il saluto è insostituibile

«Il fatto che la Svezia arrivi a perseguire il nostro stesso messaggio, ci dimostra come il “saluto” sia quell’insostituibile gesto di aggregazione e incontro che resta fondamentale per la nostra civiltà». «Con un distinguo - conclude Gregolin - che non obblighiamo nessuno a dire “buongiorno” come in Svezia, ma cerchiamo di spiegare come da un gesto di mano, un hello, un bonjour o un ciao di radice veneta, ci sia la possibilità che sbocci un incontro», e non è poco visti i tempi. 

 

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