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ZOVENCEDO

Omicidio Pretto, sei anni di buio. «L'assassino di Mauro è ancora libero»

Ancora ignota l’identità del killer che uccise Mauro Pretto sull’uscio di casa. Il fratello: «Vogliamo capire cosa è stato fatto durante le indagini»
I carabinieri di fronte all’uscio sul quale fu ucciso Mauro Pretto con un colpo di fucile ARCHIVIO
I carabinieri di fronte all’uscio sul quale fu ucciso Mauro Pretto con un colpo di fucile ARCHIVIO
I carabinieri di fronte all’uscio sul quale fu ucciso Mauro Pretto con un colpo di fucile ARCHIVIO
I carabinieri di fronte all’uscio sul quale fu ucciso Mauro Pretto con un colpo di fucile ARCHIVIO

«Sono passati sei duri e lunghi anni, e ancora non si sa chi ha sparato il pallettone che ha ucciso mio fratello. Non ho più lacrime da versare», ha dichiarato affranto Diego, fratello di Mauro Pretto, il boscaiolo di Zovencedo che venne freddato con un colpo di fucile davanti all’uscio di casa nella notte tra il 12 e il 13 maggio 2017. «Io e mio fratello avevamo due visioni della vita completamente diverse; forse era la sua quella giusta: amava la natura e gli animali, non avrebbe mai fatto del male a nessuno. Purtroppo però, la sua vita è stata lasciata lì, davanti al portone di casa», ha aggiunto Diego all’incontro pubblico che si è tenuto alla sala dei Chiostri di Santa Corona, a Vicenza, in occasione del sesto anniversario dell’omicidio di suo fratello. 

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L'iniziativa

«L’iniziativa “Verità e giustizia per Mauro Pretto” ha come obiettivo quello di tenere viva la sua memoria, affinché non cali il silenzio sulla vicenda. Siamo fiduciosi che prima o poi verrà fatta giustizia - ha affermato Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd Veneto che da anni segue la vicenda -. Ad oggi, purtroppo, gli unici documenti che abbiamo sul caso sono i servizi tv e gli articoli di cronaca raccolti in questi anni». Sulle note dell’affermazione di Zanoni, Diego ha dichiarato: «Mi sono dovuto rivolgere a un avvocato che si è già presentato in tribunale tre volte per chiedere l’accesso agli atti del caso, ma sembra che non ci sia niente da fare; a breve farà di nuovo domanda. Dobbiamo capire cosa è stato fatto durante le indagini, e quanto invece è stato trascurato».

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La vicenda

A sostenere questa causa, la dichiarazione di Carlo Alberto Piccoli, che vive a pochi metri dalla casa di Mauro: «Ho messo a disposizione i filmati delle mie telecamere di videosorveglianza che puntano sulla strada, ma non sono mai stati visionati dagli inquirenti. Io non sono originario di Zovencedo, mi sono trasferito lì trent’anni fa. Non conoscevo bene Mauro, ma so che anche lui, come me, è andato a vivere in quel paese per scelta». Durante l’incontro pubblico è riemersa una questione già descritta, al tempo, nei numerosi articoli di cronaca che parlano della vicenda. 

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Le ipotesi sul movente dell'omicidio

«Hanno una mentalità molto chiusa, in un contesto in cui è difficile dialogare. Spesso e volentieri le persone che si sono trasferite in paese, anche se decenni prima, sono comunque trattate diversamente», ha confermato Annalisa Frizzo, la sua vicina di casa. Le ipotesi sul movente dell’omicidio e sull’identità dell’assassino sono molte: da chi crede sia stato per via della lotta contro il bracconaggio, che il boscaiolo amante della natura portava avanti fieramente, al credere che i colpevoli dell’assassinio siano due. «L’unica mia certezza, è che chi ha compiuto questo delitto conosce perfettamente il posto. Per chi non è della zona, sarebbe pressoché impossibile raggiungere la casa di Mauro, soprattutto di notte e con la pioggia battente - ha fermamente dichiarato Diego -. Io spero che il colpevole, e chi è a conoscenza della sua identità, si faccia un esame di coscienza e si renda conto del dolore che ha provocato. Basta omertà e silenzio, l’assassino è ancora tra noi». 
«Sono state trovate verità e giustizia in realtà molto più ampie di quella di Zovencedo - sono state infine le parole di Andrea Zanoni -. In un paese che conta meno di mille abitanti, non è possibile che nessuno sappia niente. Noi intanto continuiamo a sperare e a credere che un giorno, prima o poi, il caso Pretto potrà finalmente essere risolto». 

 

Federica Zambrano

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