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Camisano Vicentino

Da trent’anni con il cuore di un altro: «Dovevo viverne appena cinque»

Umberto Zancarli rappresenta un record di longevità post trapianto. Ha festeggiato con i chirurghi che lo operarono
Umberto Zancarli con la moglie Silvana e i tre cardiologi che lo salvarono trent’anni fa. M.M.
Umberto Zancarli con la moglie Silvana e i tre cardiologi che lo salvarono trent’anni fa. M.M.
Umberto Zancarli con la moglie Silvana e i tre cardiologi che lo salvarono trent’anni fa. M.M.
Umberto Zancarli con la moglie Silvana e i tre cardiologi che lo salvarono trent’anni fa. M.M.

Trent’anni vissuti con il cuore di un altro. No, non si tratta di una romantica metafora legata a una storia d’amore. È invece l’incredibile storia di Umberto Zancarli, piemontese d’adozione, ma nato nel 1947 a Camisano Vicentino, che nei giorni scorsi ha festeggiato un record più unico che raro: è uno degli uomini italiani più longevi, ad aver subito un trapianto di cuore. Uno dei pochi al mondo, che da ben tre decenni vive con il cuore di un’altra persona che gli batte nel petto.

La prospettiva di vita era di cinque anni

E dire che dopo l’operazione, i medici diedero a Zancarli appena cinque anni di vita. Quegli stessi dottori che ancora oggi lo seguono con passione, e che nei giorni scorsi, a Molinette, dove fu operato nel 1993, gli hanno regalato una targa ricordo con la scritta inequivocabile: «A Fausto Zancarli. Da 30 anni con il nostro cuore». Più piccolo di ben otto figli, Fausto si trasferì nei primi anni Cinquanta da Camisano in Piemonte, nel paese di Murisengo, assieme alla famiglia. Diventato maggiorenne, lavorò come meccanico tranviere e nel 1970 sposò Rinaldina Macchioni (per tutti Silvana), dal cui matrimonio nacquero due figlie, Laura ed Elisa. 

I primi problemi cardiaci iniziano nel 1982

I primi problemi cardiaci, iniziano nel 1982: «Avevo 35 anni quando feci il primo infarto - racconta Fausto, oggi 76enne, che vive a Settimo Torinese - e da quel momento iniziò il mio calvario. Il quadro clinico del mio cuore degenerò rapidamente in cardiomiopatia dilatativa. Mi spiegarono che si trattava di una patologia grave, che riduceva la capacità del cuore di pompare sangue e poteva comportare ripetuti scompensi cardiaci».

All'inizio degli anni Novanta la situazione di Zancarli peggiora

All’inizio degli anni Novanta, dopo quasi un decennio di ricoveri, la situazione peggiorò: «Mi dissero che avevo bisogno di un cuore nuovo e il mondo mi crollò addosso. Faticavo a reggermi in piedi e i problemi di salute mi costarono caro anche con il lavoro. A causa della malattia fui congedato per inabilità e collocato a riposo, in pensione. Vivevo tra la paura e l’angoscia, così cominciai a chiedere consulti clinici. Andai anche a Padova ma l’esito era sempre lo stesso, ovvero necessitavo di un cuore nuovo. Alla fine mi decisi». Di qui, l’inizio di un’attesa estenuante per un trapianto che sembrava non arrivare mai. «Ero in lista e per ben due volte, nel cuore della notte, fui svegliato da una telefonata: c’era un organo disponibile. In entrambi i casi, però, mancò la compatibilità».

Nel maggio 1993 arriva un cuore nuovo

Poi, nel maggio del 1993, arrivò finalmente l’occasione tanto attesa. «Mi chiamarono dal Centro trapianti di Torino. Il donatore era un ragazzo di Domodossola di soli 26 anni. Mi sono accasciato sul bordo del letto e sono scoppiato a piangere. Avevo 45 anni e la famiglia, mia moglie e le mie figlie, mi diedero la forza. Mi affidai alle mani del prof. Michele Di Summa». L’operazione, che si svolse il 27 maggio 1993, riuscì perfettamente e per Fausto seguì un lungo ricovero alle Molinette: «Ricordo che mia figlia Laura, allora 14enne, nonostante il divieto della madre, un giorno prese il bus e venne da sola in ospedale. Me la ritrovai accoccolata lì, vicino al mio letto».

Zancarli: «Ogni giorno in più mi è stato regalato»

Come detto, i medici non furono particolarmente ottimisti sull’aspettativa di vita dell’allora 45enne. «Mi diedero un orizzonte di vita piuttosto breve, cinque anni. Ogni giorno in più mi è stato regalato - ricorda commosso -. E ogni giorno ringrazio quel ragazzo che mi ha regalato una seconda vita. Mi rimane ancor oggi il cruccio di non aver potuto almeno ringraziare la famiglia di quel giovane, ma la legge in tal senso fu inflessibile». Trent’anni vissuti a pieno da Fausto che ha anche potuto condurre all’altare le sue due figlie, e provare la gioia di diventare nonno di tre nipoti.
Un trapianto decisamente da record, dunque, festeggiato lo scorso 9 ottobre con la consegna della targa ricordo da parte dei cardiologi Enzo Maria Commodo, Mauro Pennone e Tullio Usmiani, che lo hanno seguito dal 1982 sin dagli esordi della malattia. Fausto, da anni, indossa una collanina (ovviamente a forma di cuore) con incisi i nomi dei tre medici. Alla consegna della targa, erano presenti anche i successori dell'equipe di allora, ovvero il prof. Gaetano Maria De Ferrari, e il prof. Mauro Rinaldi. 

Marco Marini

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