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LA SVOLTA

Morte Rebellin, arrestato l'investitore del ciclista. È detenuto in Germania. Il fratello Carlo: «Non si è mai scusato»

La magistratura tedesca ha accolto la richiesta del tribunale di Vicenza. Il camionista è accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso
Morte Davide Rebellin, la ricostruzione in 3D dell'incidente

Nel pomeriggio di giovedì scorso la polizia tedesca ha dato esecuzione al mandato di arresto europeo (MAE) emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza nei confronti di Wolfgang Rieke per il reato di omicidio stradale ed omissione di soccorso del ciclista leoniceno Davide Rebellin. Il mandato è stato emesso in seguito all’ordinanza con la quale lo stesso giudice, su richiesta della Procura, aveva disposto nei confronti di Rieke la misura cautelare della custodia in carcere.

Attualmente Rieke è detenuto nel carcere tedesco di Munster in stato di arresto provvisorio.

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Cosa stabilisce l'accordo europeo

Le disposizioni relative all'accordo del mandato di arresto europeo, operative in tutti gli Stati dell'U.E., stabiliscono che la competente autorità giudiziaria dello stato di esecuzione, in questo caso quella tedesca, deve adottare la decisione finale sull'esecuzione del mandato di arresto europeo entro sessanta giorni, salvo che la persona arrestata consenta alla sua consegna, nel caso la decisione è assunta entro dieci giorni. 

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La soddisfazione degli investigatori

«È stata pienamente riconosciuta la validità dell'attività investigativa svolta dai Carabinieri di Vicenza e la conseguente richiesta di giustizia in Germania - la nota pervenuta dal comandante provinciale dell'Arma, colonnello Giuseppe Moscati - . I militari dell’Arma, sotto la guida della locale Procura della Repubblica, hanno infatti, nell'immediatezza, identificato l'indagato per poi ricostruire le ritenute responsabilità nell'investimento della vittima e nella repentina fuga dopo che aveva chiaramente constatato da vicino le drammatiche condizioni del ciclista. Siamo profondamente vicini alla famiglia di Davide Rebellin e, in generale, a tutti coloro i quali hanno sofferto il grande dolore per la perdita di una persona cara, vittima di omicidio stradale. Dallo scorso 30 novembre, i Carabinieri hanno lavorato incessantemente per arrivare a questo risultato, sempre sostenuti dalla comunità vicentina, che ci ha chiesto di fare piena luce su questa tragica scomparsa. Lo dedichiamo anche a loro».

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Il video dei carabinieri

A supporto delle indagini i carabinieri hanno prodotto una videoricostruzione dell'incidente. La parte resa disponibile ripercorre gli ultimi istanti prima dell'impatto, visti dal punto di vista del conducente dell'autoarticolato. Questa ricostruzione in 3D, denominata nuvola di punti, è stata generata dalla combinazione dei dati fisici e geografici raccolti durante le immediate attività investigative e, in seguito, di quelli relativi ai rilievi effettuati sull'autoarticolato.

Una notizia a lungo attesa da Carlo Rebellin e dalla famiglia

«Finalmente abbiamo la certezza di quello che è accaduto e di poter rendere giustizia a Davide». Carlo Rebellin, il fratello del campione di ciclismo travolto e ucciso da un Tir “pirata” il 30 novembre 2022 a Montebello Vicentino, ha ovviamente accolto positivamente la tanto attesa comunicazione da parte del Procuratore di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, dell’avvenuto arresto del conducente del mezzo pesante, il tedesco e recidivo Wolfgang Rieke.
«Stavamo aspettando da tanto questa notizia, speriamo sia solo il primo passo per punire adeguatamente il responsabile» commenta il fratello di Rebellin, che imputa all’indagato non solo e tanto il fatto di aver causato il tragico incidente, «che è un fatto che può succedere, anche se poi è la cosa più dolorosa perché ci ha strappato Davide», ma soprattutto «come si è comportato dopo, dalla fuga a tutto il resto, una condotta inaccettabile: ha persino lavato il suo mezzo con detergente concentrato per tentare di cancellare ogni traccia dell’impatto», un’azione che ha profondamente colpito il fratello dell’atleta. «Senza contare - prosegue - che in questi mesi non si è mai fatto sentire, neanche tramite il suo legale, per una scusa, una giustificazione: nulla». 
 

 

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