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Noventa Vicentina

All'ergastolo per aver ucciso a colpi di pistola la moglie. Ora perizia psichiatrica

É stata ordinata dalla Corte d’assise d’appello di Venezia per Pierangelo Pellizzari che nel 2021 sparò a Rita Amenze
I rilievi dei carabinieri sulla scena del delitto a Noventa, dove fu uccisa da  marito Rita Amenze (Foto Archivio)
I rilievi dei carabinieri sulla scena del delitto a Noventa, dove fu uccisa da marito Rita Amenze (Foto Archivio)
I rilievi dei carabinieri sulla scena del delitto a Noventa, dove fu uccisa da  marito Rita Amenze (Foto Archivio)
I rilievi dei carabinieri sulla scena del delitto a Noventa, dove fu uccisa da marito Rita Amenze (Foto Archivio)

Ha ammazzato sua moglie Rita Amenze, ma serve una perizia psichiatrica per capire se il giorno del delitto era in sé. L’ha ordinata la Corte d’Assise d’Appello di Venezia, presieduta da Citterio, che ha accolto la richiesta della difesa di Pierangelo Pellizzari, 64 anni, al quale alla fine di maggio scorso era stato inflitto, in primo grado, l'ergastolo.

All'ergastolo per aver ucciso la moglie. Ora richiesta la perizia psichiatrica

Il marito di Amenze, 31 anni, era stato condannato anche al risarcimento di una provvisionale di 310 mila euro ai figli e alla sorella della vittima. Ma l’imputato, in carcere dall’11 settembre 2021, il giorno dopo l’omicidio avvenuto nel piazzale della ditta “Meneghello funghi” di Noventa, difficilmente potrà corrispondere ai tre minorenni, che vivono in Nigeria con il padre, la somma.

Un indennizzo al Fondo per le vittime dei femminicidi per i bimbi di Rita

Per questo, l’avv. Elisa Filippi, patrono di parte civile per conto dell’avv. Silvia De Biasi, curatrice speciale dei bambini, si è premurata di chiedere un indennizzo al Fondo per le vittime dei femminicidi. Si tratta di una riserva istituita dal ministero dell’interno: per i tre fratellini che hanno perso la mamma potrebbero arrivare 50 mila euro a testa, somma significativa nel loro Paese. «Il sogno di Rita era quello di far venire i figli in Italia, una volta separata da Pellizzari - aveva detto l’avv. Filippi - ma il suo progetto è stato stroncato dalla furia assassina del marito. Nostro dovere è tutelare i figli, per consentire loro di costruirsi una vita».

Il colpo di scena: la seminfermità mentale per Pierangelo Pellizzari

Il colpo di scena è arrivato ieri pomeriggio, dopo che il sostituto procuratore generale Celenza, che aveva chiesto la conferma della sentenza, non si era opposto alla perizia, accolta dai giudici. Per i difensori - gli avv. Lino Roetta e Michele Albertazzi - un punto a favore: avevano sempre sostenuto, sulla scorta delle risultanze dei consulenti di parte, i professori Sartori e Petrini, la seminfermità mentale. Il 19 febbraio la Corte nominerà il proprio perito; il processo riprenderà così fra alcuni mesi
Rita venne uccisa il 10 settembre di tre anni fa, per strada, dopo che la relazione era finita e lei se n’era andata dalla casa di Villaga.



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Ecco cosa era successo sul piazzale della ditta di Noventa dove la donna lavorava

Dalle testimonianze e dalle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo, si scoprì che due giorni prima dell’omicidio Pellizzari si era appostato vicino all’abitazione di un’amica, dove Rita aveva trovato riparo - dopo aver litigato con il marito - ed era stato visto. Poi lei si era allontanata, accompagnata. Quella terribile mattina, invece, il killer - che di solito indossava gli zoccoli - si era messo le scarpe da ginnastica, come se avesse in animo di scappare. Si era bevuto un caffè al bar e poi si era nascosto in un fossato vicino al parcheggio della ditta Meneghello, dove la vittima lavorava, come hanno ricostruito i detective del luogotenente Contessa; quindi era uscito, all’arrivo di Rita, e si era avvicinato con una cartellina in mano, dicendole che doveva farle vedere e firmare i documenti del divorzio, lì contenuti. In realtà non c’era nulla: era solamente una scusa per distrarla e freddarla con tre colpi di una semiautomatica con matricola abrasa.
 

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Il processo riprenderà fra alcuni mesi

Per questo, per la procura l’imputato era del tutto in grado di comprendere e volere, e il piano omicida era stato organizzato. Perciò aveva contestato la premeditazione, che era stata ritenuta sussistente dal tribunale di Vicenza, che ha condannato Pellizzari anche per avere rapinato la moglie, non per i maltrattamenti in famiglia durante la convivenza.

Diego Neri

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