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I numeri della provincia berica

Violenza sulle donne: nel Vicentino quasi due casi al giorno

Sono 600 i fascicoli aperti dalla Procura
Le scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza sulle donne (foto StudioStella)
Le scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza sulle donne (foto StudioStella)
Le scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza sulle donne (foto StudioStella)
Le scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza sulle donne (foto StudioStella)

Quasi 600 casi in un anno. I numeri vicentini visti dal punto di vista della magistratura dicono che di strada da fare ce n’è ancora parecchia. Ogni giorno, due donne nella provincia berica denunciano di essere vittima di botte, tormenti, molestie, abusi. E nella giornata della lotta contro la violenza sul genere femminile anche la procura fa il punto su un settore, quello della tutela alle fasce deboli, che la impegna moltissimo. «I cosiddetti “codici rossi” sono una delle nostre priorità - precisa il procuratore Orietta Canova, che ha organizzato un pool di magistrati che si occupano di questi reati -, il che significa non solo tempi rapidi di trattazione, ma anche una preparazione specifica e molto mirata». 

 

Dal primo gennaio al 31 ottobre scorso la procura aveva avviato 155 indagini per atti persecutori (erano 171 un anno fa nei primi dieci mesi), e 288 per maltrattamenti in famiglia (erano 292). Un centinaio è la media degli ultimi anni di inchieste per violenza sessuale, mentre alcune decine sono i casi di lesioni aggravate (quelle ai danni della convivente). In totale circa 600 fascicoli, una media vicina ai due al giorno. «È necessario considerare che durante le settimane del lockdown ci sono arrivate ovviamente pochissime denunce, e solo per fatti molto gravi - continua Canova -, mentre da giugno in avanti il numero è progressivamente aumentato». Di fatto, i dati sono costanti nonostante il Covid, a dimostrare che l’incidenza del fenomeno è assai elevata. Di certo, se raffrontati con i fascicoli di dieci anni fa, c’è stato un boom di inchieste per “codice rosso” (introdotto normativamente un anno fa), anche in virtù di un’attenzione maggiore da parte del legislatore. Ma è indubbio anche che oggi ci sia maggiore consapevolezza da parte delle vittime, che non si vergognano a denunciare. 

 

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Diego Neri

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