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Il rapporto della Lav

Violazioni e reati nella caccia. Vicenza maglia nera in Veneto

Uccisioni di specie protette, utilizzo di richiami, violazioni sulle armi. Ma anche pesca di frodo. Il Vicentino è maglia nera in Veneto per quanto riguarda i reati venatori. Nel 2021 i procedimenti penali aperti dalla procura berica sono stati 70 (65 a carico di persone note e 5 contro ignoti) e hanno complessivamente portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 69 persone. A dirlo è il rapporto “Zoomafia 2022” stilato dall’osservatorio dalla Lav, la Lega anti vivisezione, che ogni anno chiede alle procure ordinarie e a quelle dei tribunali per i minori i dati relativi al numero totale dei procedimenti penali, sia noti che a carico di ignoti, e al numero di indagati per reati ai danni degli animali. Il rapporto è giunto alla 23esima edizione e anche quest’anno ha avuto il patrocinio della Fondazione Antonino Caponnetto.

Per quanto riguarda invece i crimini totali contro gli animali, la provincia di Vicenza si colloca al secondo posto con 201 procedimenti penali e 143 indagati. Solamente quella di Verona ne ha registrato un numero maggiore nel corso dell’anno scorso: 236 procedimenti con 127 indagati. 
È stata la polizia provinciale di Vicenza ad accertare le 70 violazioni penali in materia venatoria: abbattimento della fauna protetta e particolarmente protetta, uso di richiami, uccellagione, caccia in periodo di divieto generale, oltre che violazioni sull’uso di armi da caccia. Sono stati inoltre contestati 270 verbali amministrativi per appostamenti e capanni, caccia in zone vietate, tra le quali in fasce troppo vicine alle strade e alle case, violazioni sull’uso del tesserino regionale, uso dei cani e altro. Per quanto riguarda la pesca, invece, sono state fatte 50 sanzioni.

Sempre in base al rapporto della Lav, la procura vicentina ha svolto 63 indagini per uccisione di animali, indagando 11 persone. Altri 35 fascicoli sono stati aperti per maltrattamenti (con 29 indagati). E ancora: sono state effettuate 6 indagini per uccisione di animali altrui (4 gli indagati) e 26 per abbandono o detenzione incompatibile di animali (29 indagati). Infine, una persona è stata indagata per traffico di cuccioli. Rispetto alle altre province del Veneto, per il Vicentino non è possibile fare un confronto con l’anno precedente perché in quel caso la procura non aveva comunicato all’Osservatorio Zoomafia della Lav i propri dati.

«Le statistiche dei reati contro gli animali – afferma Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’osservatorio Zoomafia - possono offrire indicazioni preziose e sufficientemente attendibili sull’andamento di tali reati. Per quanto di non facile lettura, questi dati possono costituire un elemento di forte valenza per la definizione di strategie di politica criminale». Scorrendo il rapporto, nel 2021 sono stati aperti dalle procure ordinarie venete 915 procedimenti (il 9,7 per cento di quelli nazionali), con un tasso di 18,6 procedimenti ogni 100 mila abitanti. Sono state inoltre iscritte nel registro degli indagati 473 persone (circa il 9 per cento di quelli nazionali), con un tasso di 9,6 indagati ogni 100 mila abitanti. Nell’ambito territoriale di 5 procure su 7 che hanno fornito i propri dati sia per il 2020 sia per il 2021 è stato registrato un aumento del 26,2 per cento del numero dei procedimenti penali per reati che hanno coinvolto gli animali e una crescita del 29,5 per cento degli indagati. 

«Da anni raccogliamo i dati relativi ai crimini contro gli animali dalle procure italiane al fine di avere una visione affidabile, ancorché non esaustiva, dei vari reati consumati nel nostro Paese – aggiunge Troiano -. In Veneto, nel corso degli anni, sono state portate a termine diverse indagini su reati contro gli animali che in alcuni casi hanno fatto emergere vere e proprie organizzazioni dedite a tali delitti. Preoccupante anche l’attività venatoria di frodo, perpetrata a danno di specie protette e portata a termine con mezzi vietati, la pesca illegale e commercio di specie ittiche vietate. Non si devono sottovalutare, però, le forme di maltrattamento di animali comuni, ovvero perpetrate in modo non organizzato, che rappresentano la maggioranza dei casi, che si manifestano, a volte in modo evidente, altre in modo subdolo e nascosto, in larghi strati della nostra società». Il criminologo conclude: «Ci auguriamo che dopo le prossime elezioni il nuovo parlamento e il nuovo governo approvino in poco tempo l’inasprimento delle pene con la riforma della legge 189». 

 

Valentino Gonzato

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