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Vicenza

Vietate le case bianche nella maxi-area tutelata sotto Monte Berico. Stretta delle Belle arti

Il bianco della Rotonda e del santuario sullo sfondo
Il bianco della Rotonda e del santuario sullo sfondo
Il bianco della Rotonda e del santuario sullo sfondo
Il bianco della Rotonda e del santuario sullo sfondo

Gogna non è Santorini. E fin qui niente da dire. Gogna, però, non potrà nemmeno mai diventare come Santorini. E non certo per l’ovvia questione che un quartiere di terra ferma situato nel mezzo della pianura padana quasi sicuramente non si trasformerà in un’isola del Mediterraneo, ma perché in quella porzione di città che sorge all’ombra di Monte Berico d’ora in poi non potranno essere più realizzate abitazioni di colore bianco (la classica tonalità che contraddistingue la perla delle Cicladi). Parola, o meglio prescrizione, di Soprintendenza. 

C’è chi ci vede il bicchiere mezzo pieno: almeno potranno essere comunque realizzate alcune abitazioni. In effetti, non è un passaggio scontato. Gogna, infatti, da qualche mese rientra all’interno del maxi-vincolo voluto dalle Belle arti; quello sul Monte Berico e la Riviera Berica settentrionale. Inizialmente sembrava che la stretta volute dalla Soprintendenza potesse di fatto congelare tutti i possibili sviluppi, anche quelli legati ad esigenze familiari. Ma successivamente gli stessi funzionari dell’ente ministeriale, replicando alle osservazioni fatte pervenire da Comune e associazioni di categoria, avevano ribadito che «nelle aree libere è consentita la nuova edificazione» a fronte, però, di determinati criteri da rispettare.

E quei criteri ora sono stati messi nero su bianco proprio dalla Soprintendenza nell’ambito di due autorizzazioni paesaggistiche riguardanti altrettanti interventi in strada di Gogna. Sono due nuove abitazioni. Anzi, sono due operazioni praticamente identiche: entrambe, ovviamente, ricadono in “Zto B9 - Zona Residenziale e mista esistente e di completamento” ed entrambe riguardano la realizzazione di un nuovo edificio unifamiliare. Entrambe, secondo quanto messo nero su bianco dalle Belle arti, «risultano compatibili con i valori paesaggistici tutelati». Da qui la decisione di dare il via libera «in quanto non pregiudicano l’interesse dell’area sottoposta a tutela e risultano rispettosi della specificità e peculiarità del contesto e dei valori paesaggistici da tutelare». Tuttavia, scrivono proprio i funzionari, «al fine di migliorare le caratteristiche dell’intervento e l’inserimento delle opere nel contesto di riferimento sottoposto a tutela, si prescrive la piena osservanza» di alcune «condizioni». 

In primis l’altezza: «Massima alla gronda di 7,50 metri». E successivamente il colore: «La tinteggiatura dell’edificio dovrà essere di tonalità chiara ad esclusione del bianco», scrive la Soprintendenza come risposta alle due pratiche presentate. Il che vuol dire che andrà bene il colore panna, ad esempio, o il rosa, ma non quel bianco scintillante che contraddistingue, ad esempio, l’isola di Santorini ma anche il vicino santuario e la Rotonda. Non solo. «Relativamente alle sistemazioni esterne dovrà essere inviato uno specifico progetto che prevede anche il dettaglio dei materiali della recinzione e delle piantumazioni conforme a quanto stabilito dal vincolo». È il punto 3.2.4 il riferimento: «Tutte le nuove recinzioni - si legge nel documento - dovranno privilegiare le tipologie e i materiali appartenenti alla tradizione locale, ed essere di elevata qualità architettonica. Non sono ammissibili le recinzioni con zoccolatura in calcestruzzo e rete metallica, laddove le stesse interferiscono con la vista degli spazi urbani, rurali e collinari».

Nicola Negrin

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