<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Vicenza

Uccisero l’orafo in negozio: ergastolo per cinque giostrai

La Corte d’Assise di appello di Brescia ha completamente ribaltato la sentenza di primo grado che aveva assolto Adriano Dori, 47 anni, Danilo Dori, 57, Stefano Dori, 50, tutti domiciliati in viale Diaz in città; Giancarlo Dori, 55, pure lui residente a Vicenza, e Gionata Floriani, 43, di Campo San Martino nel Padovano, condannandoli tutti all’ergastolo per l’omicidio di Gabriele Mora, titolare della gioielleria di Suzzara, nel Mantovano, presa di mira dal commando di banditi il 19 dicembre 1996. 
Una rapina che sfociò nel sangue e per cui adesso sono stati condannati i cinque nomadi difesi dagli avvocati Andrea Frank, Marco Napolitano, Marco Borella e Venera Bottino.
«Siamo rimasti tutti assolutamente sorpresi da un verdetto che non ci attendevamo», commenta l’avvocato Frank. Che annuncia già il ricorso in Corte di Cassazione. I giudici di appello hanno indicato in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza che ha stravolto il giudizio di primo grado con cui gli imputati erano stati assolti per non aver commesso il fatto e per la contraddittorietà delle prove. Quel tragico 19 dicembre di quasi 25 anni fa, Mora, cercando di difendere la moglie dai colpi di arma da fuoco dei rapinatori, corse in negozio dal laboratorio e sparò a sua volta colpendo Rudy Casagrande, 25 anni, un componente della banda. I suoi complici reagirono ferendo il gioielliere che morì tra le braccia della compagna Susanna. La gang scappò subito dopo su una Volvo station wagon poi rinvenuta, bruciata, a Caldogno. Il rapinatore ferito venne invece abbandonato agonizzante all’esterno dell’ospedale di Thiene dove morì. All’epoca i carabinieri si concentrarono subito nell’ambiente dei giostrai veneti. Qualche tempo dopo finì in manette un nomade di Camposampiero, risultato in seguito estraneo alla tragica vicenda. Più tardi un’operazione dei militari dell’Arma di Venezia, Mantova, Padova, Verona e Vicenza portò all’arresto di altri dodici giostrai sospettati di numerose rapine, anche nel Mantovano. Pure loro, però, successivamente, non risultarono coinvolti nell’episodio di Suzzara.
Per oltre vent’anni il colpo rimase un caso irrisolto. Poi, nel 2017, le rivelazioni di un pentito, Patrick Dori, parente degli imputati, e le intercettazioni telefoniche portarono all’identificazione dei cinque giostrai che vennero indagati con l’accusa di avere fatto parte del commando mortale. Finiti a processo davanti alla Corte d’Assise di Mantova, il pubblico ministero Giulio Tamburini, nel settembre 2019, aveva chiesto nei confronti dei cinque nomadi l’ergastolo. Invece la sentenza di primo grado fu di assoluzione (per tutti) per non aver commesso il fatto e per la contraddittorietà delle prove. Due anni dopo, sarebbe stata la testimonianza dell’ex compagna di Patrick Dori, che avrebbe cambiato la sua versione rispetto a quanto testimoniato in primo grado, a portare la Corte di Assise di appello a riformare il verdetto di primo grado accogliendo quelle che erano state le iniziali richieste della procura condannando all’ergastolo i rapinatori. Un colpo di scena in una vicenda che per la parola fine ora attende la Cassazione.

Matteo Bernardini

Suggerimenti