VICENZA. «Fucilare i ciclisti che non vanno sulle piste ciclabili dove ci sono; fucilarli». Parola di Claudio Cicero. L’ex assessore e consigliere delegato alla mobilità, si sa, non è di certo persona da mezzi termini. Quello che pensa, dice. Soprattutto in Consiglio comunale. E così, dopo essersela presa con nomadi (paragonati a «maiali») e democrazia («Dente per dente»), per citarne alcune, adesso mette nel mirino le biciclette. Non tutti i ciclisti, ma quelli che non rispettano le regole. «Vanno fucilati». «Forse - replica Tuttinbici - sarebbe meglio lavorare sull’educazione prima di fucilare».
L’ATTACCO. Teatro della performance è ancora una volta sala Bernarda. Sono passate quasi tre ore di discussione quando, nell’ambito del dibattito sulle polveri sottili, Cicero effettua un’inversione a “U”, mette la quinta e va contro quei ciclisti che «non vanno sulle piste ciclabili». L’arringa è senza freno. «L’altra sera - racconta - ne avrei incartocciato uno. Non è possibile avere la pista ciclabile libera, bella, illuminata e la gente in mezzo alla strada con la bicicletta e con i fari spenti. Vanno fucilati. Non è possibile. Poi tu sei in auto e te li trovi davanti quando la corsia tutta per loro è vuota. Via, fucilati. Questo bisogna fare. Perché manca l’educazione». Ma l’ex consigliere delegato ne ha per tutti. Biciclette da corsa comprese. «Promuoverò un’azione nazionale - annuncia - perché una bicicletta di quel tipo non può andare in strada. Lo garantisco io. Non ha gli strumenti previsti dal codice della strada. Mancano i fari, catarifrangenti e il campanello. Farò un intervento al Ministero».
LA REPLICA. La replica di Tuttinbici non si fa attendere. E porta la firma del segretario nazionale, Michele Mutterle, vicentino. «Prima di tutto - ricorda - non esistono i ciclisti. Bensì esistono le persone che scelgono di volta in volta come muoversi. Tra loro ci sono quelle educate e quelle maleducate». Ed è qui che arriva la prima stoccata. «Chi è maleducato e guida un’automobile può uccidere. Mentre chi va in bici rischia di suo». L’associazione passa poi ad elencare le norme del codice della strada: «Non è vero che le piste ciclabili sono obbligatorie. Quelle promiscue, quando il cartello della bicicletta e del pedone non è diviso da una linea bianca, possono non essere percorse. Un caso? Strada di Bertesina. C’è qualcuno che preferisce stare nella strada perché trova più pericoloso attraversare la carreggiata e riattraversarla». Tra comportamenti e regole ci sono anche questioni infrastrutturali. «Il ciclista percorre una pista ciclabile se è conveniente: quindi se consente un percorso diretto. Non se costringe a giri larghi. Per questo non è di certo colpa di chi va in bicicletta se l’infrastruttura non risponde alle mie esigenze». Infine, la risposta pacata a Cicero. «Non ha senso fucilare i ciclisti ma bisogna lavorare sull’educazione. Piuttosto che fucilarli, bisognerebbe averne di più, di ciclisti, per fare il bene della città».