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Vicenza

Sofia morì a 12 anni in piscina. In sette vanno a processo

La ragazzina era rimasta intrappolata dentro a una vasca per l’idromassaggio in uno stabilimento balneare di Marina di Pietrasanta.
Lo stabilimento “Texas” a Marina di Pietrasanta dove è avvenuta la tragedia della piccola Sofia Bernkopf (Foto Archivio)
Lo stabilimento “Texas” a Marina di Pietrasanta dove è avvenuta la tragedia della piccola Sofia Bernkopf (Foto Archivio)
Lo stabilimento “Texas” a Marina di Pietrasanta dove è avvenuta la tragedia della piccola Sofia Bernkopf (Foto Archivio)
Lo stabilimento “Texas” a Marina di Pietrasanta dove è avvenuta la tragedia della piccola Sofia Bernkopf (Foto Archivio)

Sette persone sono state rinviate a giudizio per la morte della piccola Sofia Bernkopf, la ragazzina di 12 anni, di Parma, figlia del dentista vicentino Edoardo che nel luglio 2019 rimase intrappolata in una vasca idromassaggio dello stabilimento “Texas” di Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca, dove Sofia era in vacanza con la famiglia.

L’altro giorno il giudice per l’udienza preliminare del tribunale toscano, accogliendo la richiesta avanzata dal pubblico ministero Salvatore Giannino, ha disposto il processo nei confronti di Elisabetta e Simonetta Cafissi, Thomas Bianchi, Emanuele Fulceri, Giampiero Livi, Mauro Assuero Marchi ed Enrico Lenzi. La prima udienza del dibattimento si terrà a Lucca il 20 ottobre prossimo a più di quattro anni dal terribile incidente che provocò la morte di Sofia, deceduta nel reparto di rianimazione dell’ospedale Opa di Massa dopo quattro giorni dal suo ricovero. L’altro giorno, in aula, erano presenti anche i genitori della ragazzina, che si sono costituiti parte civile con l’avvocato Stefano Grolla. Mamma e papà di Sofia, dopo avere ascoltato la decisione del gup sono scoppiati in un lungo pianto.

«Ritenevo scontato il rinvio a giudizio, viste le gravi responsabilità emerse a carico di tutti gli imputati già in fase di indagini preliminari - ha detto Edoardo Bernkopf, il padre di Sofia - Mi ha colpito invece sentire durante la requisitoria del pubblico ministero che negli ultimi dieci anni sono accaduti in Italia 200 casi simili a quello che è costato la vita a mia figlia, causando 70 morti oppure danni gravi e permanenti. Quanto disposto dal gup ci conforta nel chiedere giustizia per la nostra bambina, ma anche al fine di sensibilizzare chi può e chi deve agire, affinché il problema della sicurezza negli stabilimenti balneari non sia trascurato, com'è purtroppo accaduto nel bagno Texas di Marina di Pietrasanta».

La piccola Sofia, rimasta intrappolata nell’idromassaggio, era andata in arresto cardiaco ed era stata soccorsa immediatamente dai molti bagnanti che erano con lei e rianimata. Le sue condizioni, purtroppo, erano apparse subito gravissime. I medici avevano fatto l’impossibile per salvare la vita di Sofia, anche ricorrendo alla tecnica Ecmo, che prevede la circolazione extracorporea al fine di riuscire a ripristinare nel miglior modo possibile le funzioni di cuore e polmoni.

Era stata quindi immediatamente trasportata all’ospedale Opa di Massa dove era stata subito ricoverata nel reparto di rianimazione. Sofia aveva disperatamente lottato contro la morte per quattro giorni. Il suo cuore cessò di battere il 17 luglio 2019. L’inchiesta da parte della procura di Lucca era scattata immediatamente dopo il decesso della piccola. A coordinare le indagini della capitaneria di porto di Viareggio e dei carabinieri era stato il pm Giannino. Lo stesso che ha poi chiesto, e l’altro giorno ottenuto, il rinvio a giudizio dei sette imputati accusati della morte della dodicenne.

«Durante l’udienza abbiamo rivissuto ancora una volta la tragedia che ha portato alla morte di Sofia - ha commentato l’avvocato Grolla - Dopo la lettura della decisione presa dal gup Trinci c’è stata una forte emozione che ha coinvolto non solo i genitori della bambina, ma un po’ tutti quanti. I familiari temevano che la vicenda potesse chiudersi con la prescrizione. Invece ci sarà il processo».

 

Matteo Bernardini

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