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Vicenza

Processo con sette
udienze per il furto
di un deodorante

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Una delle aule penali del tribunale
Una delle aule penali del tribunale
Una delle aule penali del tribunale
Una delle aule penali del tribunale

E poi ci si lamenta della giustizia. Della sua lentezza e dei suoi costi. Il caso della sentenza, emessa per il furto di un deodorante da 2 euro e 49 centesimi, fa riflettere e dovrebbe anche far aprire gli occhi a quanti da anni parlano di riformare il nostro sistema giudiziario.

 

Il caso si apre il 29 febbraio 2016 quando un 44enne di Trieste viene pizzicato a rubare un deodorante (marca Nivea Roll-on) del valore di 2 euro e 49 centesimi, appunto, dagli scaffali del negozio "Tigotà" di piazza Castello. L'uomo, che ha una recidiva infraquinquennale per furto, viene fermato dalla polizia e denunciato. L'atto finisce in procura dove il pubblico ministero di turno apre un fascicolo. Dopo un po' di tempo il 44enne finisce a processo. E si arriva così al 9 gennaio dello scorso anno quando si apre la prima udienza davanti al giudice. Ma il dibattimento viene subito rinviato di qualche mese e così il caso del "deodorante" torna protagonista il 2 ottobre 2018. Discussione che viene ulteriormente posticipata al 4 dicembre. Insomma, la vicenda non solo non si conclude, ma si prolunga arrivando così al 9 aprile scorso. Altra udienza e altro rinvio, stavolta al 18 giugno. Basta così? Nemmeno per sogno. Si prosegue. Altra udienza calendarizzata il 9 luglio, ma ancora non ci siamo. Per concludere il caso serve un ulteriore passaggio davanti al giudice. Che avviene la settimana scorsa, ovvero il 17 ottobre.

 

Nel frattempo dal furto sono passati quasi quattro anni e dall'apertura del dibattimento quasi due. Al termine dell'ultima discussione arriva la sentenza. In cui il giudice dichiara di non doversi procedere nei confronti dell'imputato «per essere il reato estinto in ragione della congruità della somma offerta a titolo risarcitorio». Insomma il 44enne ha pagato il deodorante che quattro anni prima aveva invece pensato di sottrarre dagli scaffali del "Tigotà". A questo punto, come direbbe qualcuno, la domanda sorge spontanea: ma quanto è costato quello stick? Tra sette udienze, costi dei cancellieri, degli avvocati, del giudice e degli impiegati, vien da pensare che i 2 euro e 49 centesimi siano stati abbondantemente superati. 

Matteo Bernardini

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