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Vicenza

Primo caso di encefalite da zecca. Un 51enne ricoverato in ospedale

Un caso di Tbe a Vicenza. Ora dovrebbe arrivare la conferma dal laboratorio di microbiologia dell’università di Padova, dove è stato inviato il campione di materiale genetico. Ma non dovrebbero esserci dubbi. È la Tick borne encephalitis, l’encefalite da zecca, l’infezione virale acuta del sistema nervoso centrale provocata dal morso del piccolo parassita che inietta un virus molto simile a quello responsabile della febbre gialla e della dengue, una malattia che fa paura, potenzialmente molto pericolosa, che può causare danni e disturbi neurologici a lungo termine e, qualche volta, dall’1% al 5% dei casi, anche la morte. 

Un vicentino di 51 anni è ricoverato da una settimana in isolamento in una delle stanze blindate del reparto di malattie infettive del San Bortolo. Adesso si attendono i risultati degli esami per capire come abbia risposto alla terapia di supporto a base di antibiotici alla quale è stato subito sottoposto dai medici dopo il ricovero in urgenza in ospedale, ma sembra che le cure abbiamo fatto effetto e che ora il paziente, dopo i timori delle prime ore, stia decisamente migliorando e presto dovrebbe essere dimesso anche se i controlli proseguiranno nelle prossime settimane.

Al suo ingresso in corsia l’uomo manifestava sintomi tipici della sindrome di Lyme, febbre alta, un forte mal di testa, dolori diffusi ai muscoli e alle articolazioni, stato di agitazione, senso di stanchezza e di prostrazione, vale a dire tutti indizi di una patologia multi-sistemica che interessa varie parti del corpo ed è dovuta a un batterio che si trasmette all’uomo tramite la puntura di una zecca infetta. Sono le prime avvisaglie di una malattia che, nel 10-20% dei casi, dopo un intervallo anche senza sintomi, sfocia in una seconda fase caratterizzata da segni di coinvolgimento del sistema nervoso centrale, quella che è un’encefalite, una infiammazione del cervello accompagnata da paralisi flaccida, cioè la perdita della motilità e la diminuzione di tono muscolare.

«La Tbe c’è - spiega il primario Manfrin - anche lo scorso anno abbiamo avuto alcuni casi. Anche di più rispetto a Belluno dove la malattia è stata identificata per la prima volta in Italia nel 1994, è diventata endemica e alle persone esposte è consigliata la vaccinazione che conferisce una protezione per circa 3 anni, e si può somministrare a qualsiasi età a partire dai 5 mesi di età. Nella nostra Ulss i casi sono concentrati in particolare nelle zone di Valdagno e di Arzignano, ma ci sono segnalazioni pure nella Pedemontana». Insomma, attenzione alle zecche. Perché si rischia. Solo nel 2019, prima che il Covid con il lockdown e le restrizioni facesse rinchiudere la gente in casa e sospendesse gite e scampagnate fuori porta, al San Bortolo vennero registrati 15 casi di borreliosi di Lyme. E ora che, dopo oltre due anni di pausa forzata il trend delle escursioni all’aperto ha registrato un boom tornando ai livelli di pre-pandemia con un aumento del 150% rispetto al 2021, è bene che gli appassionati del trekking, del camping, della mountain bike, di una passeggiata fra i boschi e di altre attività en plein air, sappiano che possono imbattersi nelle zecche portatici di virus e batteri. 

Con l’afa degli ultimi giorni è una pacchia per questi insetti vampireschi che si nutrono di sangue. È il loro clima ideale. Meglio ancora se al caldo bollente si aggiunge qualche fugace acquazzone. Si moltiplicano vertiginosamente. Se ne stanno in agguato su foglie e fusti. Annidate sotto la vegetazione. Alcune microscopiche come la punta di un spillo. Altre un po’ più panciute perché gonfie del pasto rosso che prediligono. In mezzo ai prati incolti. Mimetizzate fra i cespugli. Sempre più spesso anche in città. Pronte ad aggrapparsi a piedi, braccia e polpacci per raggiungere la preda. Si arrampicano sui vestiti fino a raggiungere una porzione di pelle scoperta, pungono e non mollano più la presa. I numeri delle vittime sono in costante crescita in ospedale. In un mese oltre 100 richieste di aiuto in pronto soccorso. Per qualcuno, alla fine della corsa, una semplice puntura può trasformarsi in una bomba ad orologeria come il morbo di Lyme o l’encefalite. L’allarme scattato nel mese di aprile andrà avanti fino a novembre.

Franco Pepe

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