Dove sono e, soprattutto, dove andranno i Pfas che inquinano la falda? Lo mostra chiaramente un video che rappresenta un modello in tre dimensioni firmato Arpav, Agenzia regionale di prevenzione e protezione ambientale del Veneto, in prima linea da quando è scoppiato il caso legato all’ex Miteni, l’azienda chimica di Trissino, dalla quale è partito (ma è in corso il processo) lo storico inquinamento che interessa il Vicentino, Padovano e Veronese.
«Questo modello rappresenta un ulteriore avanzamento nello sforzo dell’Agenzia - dichiara il direttore, Luca Marchesi – nella lotta a queste sostanze. Per semplificare, si tratta di un sistema matematico che permette di visualizzare da dove è partita la contaminazione. E qui troviamo l’ulteriore conferma di quello che Arpav sostiene da anni e cioè dallo stabilimento Miteni. Poi ci permette di capire come nel tempo questo inquinamento si sia spostato attraverso le acque sotterranee fino a dov’è oggi. Non solo. Mostra dove quelle sostanze sono destinate ad arrivare. Un passaggio non banale considerato che la famiglia dei Pfas include numerose molecole che hanno caratteristiche idro-dispersive molto diverse fra loro».
Nei giorni scorsi Arpav ha presentato in anteprima ad un convegno a Roma il primo modello predittivo applicato ai Pfas e che analizzano un ambito che è già di per sé da esplorare: le acque sotterranee. Uno strumento utile in vista della bonifica. Al momento sono impegnati in studi di ricerca l’Università di Padova e di Verona. La Regione, ricordiamo, ha incaricato i due atenei di trovare delle soluzioni, chimiche o meccaniche, per riuscire ad “ripulire” la falda dai Pfas di vecchia e nuova generazione.