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Gli irremovibili

Medici e personale no-vax: nell'Ulss 8 sono 124 gli irriducibili sospesi dal lavoro

Sono ancora molti i medici e gli infermieri dell’Ulss 8 sospesi perché contrari al vaccino anti-Covid
Sono ancora molti i medici e gli infermieri dell’Ulss 8 sospesi perché contrari al vaccino anti-Covid
Sono ancora molti i medici e gli infermieri dell’Ulss 8 sospesi perché contrari al vaccino anti-Covid
Sono ancora molti i medici e gli infermieri dell’Ulss 8 sospesi perché contrari al vaccino anti-Covid

Sono 124 i dipendenti no-vax dell’Ulss Berica sospesi. A casa e senza stipendio. Per effetto di due decreti-legge: quello dell’1 aprile del 2021 che ha imposto a chi lavora nella sanità l’obbligo di sottoporsi al vaccino anti-Covid come requisito essenziale per l’esercizio della professione, e quello del 26 novembre sempre dello scorso anno che ha allungato il termine della sospensione fino al 15 giugno 2022, data, peraltro, che potrebbe variare in base alla situazione epidemiologica. Attenzione: qui parliamo solo di dipendenti pubblici. C’è poi l’altro, e più numeroso, contingente no-vax della sanità convenzionata e privata, fra i quali una folta pattuglia di dentisti. I 124 in regime di sospensione sono operatori che lavorano al San Bortolo, nei 5 ospedali del territorio, nei servizi extra-ospedalieri dell’Ulss 8. E molti di loro fanno parte degli inadempienti della prima ora. Sono gli irriducibili. C’è gente che è a casa da giugno del 2020, da quando l’Ulss Berica, che a differenza di altre aziende venete ha applicato subito la legge, ha fatto scattare i primi provvedimenti disciplinari. Fra i dipendenti che hanno violato l’obbligo vaccinale la pole spetta agli infermieri. Sono 61, quasi il 50 per cento. Seguono gli operatori socio-sanitari. Sono 38, oltre il 30 per cento. Quindi, fra i no-vax impossibili da convertire troviamo 7 medici, 5 tecnici di radiologia, 4 ostetriche, 3 fisioterapisti, un fisico sanitario, un educatore professionale, una logopedista, una psicologa, un tecnico di laboratorio, un tecnico perfusionista. 

In precedenza il gruppo era più consistente. Si è arrivati a un massimo di 177 sospesi. Poi, dinanzi alla posizione intransigente dell’azienda e al rischio di restare a casa senza paga, alcuni hanno fatto un passo indietro e si sono affrettati a vaccinarsi ottenendo, come prevede la norma, il reintegro immediato. Lo spettro della sospensione ha in parecchi casi funzionato come deterrente sfoltendo la schiera dei negazionisti. Ci sono stati anche i pentiti, che hanno superato l’indecisione iniziale. E altri ancora hanno presentato il certificato di “guariti”. Nel frattempo, rispetto alla prima applicazione della legge, il dl 172 ha apportato una sostanziale variazione. Ora, infatti, per gli operatori iscritti agli albi professionali – medici, farmacisti, infermieri, ostetriche, tecnici di radiologia, tecnici di laboratorio – sono i rispettivi Ordini provinciali, e non più le aziende sanitarie, a dover verificare l’assolvimento dell’obbligo vaccinale tramite la piattaforma nazionale del ministero della salute per l’emissione del green pass, ad invitare chi non è in regola a produrre entro 5 giorni la documentazione comprovante, e a deliberare l’immediata sospensione dal lavoro se il professionista non risponde nell’arco di tempo stabilito, dandone comunicazione anche al datore di lavoro. E adesso sono, perciò, gli uffici degli Ordini a ricevere raffiche di diffide legali di ogni genere in nome dei no-vax.  

Franco Pepe

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