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Vicenza

Mancano i materiali, slitta la consegna del bacino di viale Diaz

Il bacino di viale Diaz è composto da cinque casse di laminazione e ha una superficie di 80 ettari
Il bacino di viale Diaz è composto da cinque casse di laminazione e ha una superficie di 80 ettari
Il bacino di viale Diaz è composto da cinque casse di laminazione e ha una superficie di 80 ettari
Il bacino di viale Diaz è composto da cinque casse di laminazione e ha una superficie di 80 ettari

Non sarà un autunno con un bacino di laminazione in più. Non sarà, cioè, l’anno della consegna del bacino di viale Diaz. La grande opera da 20 milioni di euro non sarà completata entro il prossimo mese, come previsto e annunciato a marzo in occasione di un sopralluogo all’interno dell’area. No, bisognerà attendere e bisognerà andare al 2022 inoltrato: più o meno alla primavera del prossimo anno. E non per qualche inadempienza delle ditte al lavoro, per imprevisti spuntati all’ultimo secondo o per nuove varianti che si sono rese necessarie in corso d’opera. Semplicemente mancano le materie prime. Un guaio internazionale che ha inevitabilmente travolto anche la grande opera voluta dalla Regione per difendere Vicenza dalla piena del Bacchiglione.


E dire che tutto procedeva spedito. Neanche il lockdown aveva frenato l’intervento che, tra qualche inevitabile difficoltà, era comunque riuscito a proseguire a velocità sostenuta con l’obiettivo di tagliare il traguardo in vista dell’autunno del 2022: «Tra ottobre e novembre le operazioni saranno completate», dicevano i tecnici del Genio civile sei mesi fa alla presenza dell’assessore regionale Gianpaolo Bottacin. Qualcosa, però, da allora non è andato per il verso giusto. Non all’interno del cantiere, sia chiaro, ma in tutto il mondo, dato e considerato che è esplosa a livello globale la grana delle materie prime. Sì, perché con le progressive riaperture che si sono registrate in buona parte del mondo dal maggio 2021 è inevitabilmente aumentata la domanda di beni. Il che ha portato all’incremento della produzione e quindi alla necessità di ordinare il prima possibile materiali e componenti anche in ottica futura. Risultato? Le scorte in magazzino si sono quasi prosciugate e molti settori sono andati in crisi; è il caso ad esempio dell’industria dell’auto e dei macchinari che in Germania, secondo un’indagine condotta da Bloomberg, sta lavorando a un ritmo del 7 per cento più lento del livello pre-Covid proprio per la mancanza delle materie prime. 

La crisi si è fatta sentire anche a Vicenza e, appunto, all’interno del bacino di viale Diaz, dove, dopo aver completato gli scavi realizzando gli argini e i manufatti in pietra e calcestruzzo, sarebbe stata la volta di paratoie, passerelle e ponti. Sarebbe, appunto. In realtà le lavorazioni sono di fatto sospese per la carenza di acciaio. Le ditte che, avevano ordinato i pezzi a giugno di quest’anno, sono ancora in attesa. E gli unici elementi disponibili si trovano sul mercato a un prezzo molto più alto rispetto a quello previsto. E, trattandosi di un appalto pubblico dove i prezzi sono certificati dal contratto stipulato in sede di affidamento (e secondo uno specifico ribasso d’asta), è impossibile procedere lungo questa strada. Ecco perché tutto per il momento è congelato e rinviato. Nelle prossime settimane, dopo una conferenza dei servizi ad hoc, verrà certificata l’impossibilità al momento di procedere con le lavorazioni e quindi sarà concessa una proroga di sei mesi sulla scadenza, arrivando alla primavera 2022. 

E dire che sembrava quasi tutto fatto: gli argini e i manufatti che permettono all’acqua di entrare all’interno del bacino di laminazione che, a differenza di Caldogno, non ha un’apertura controllata dall’uomo. Il bacino di viale Diaz - composto da cinque casse di espansione che si estendono per 80 ettari tra il fiume Bacchiglione e la base militare Del Din - non prevede un’attivazione «ma - avevano illustrato i tecnici - ha uno sfioro naturale. Significa che non appena la portata del fiume supera i 290 metri cubi al secondo al ponte di viale Diaz, che vuol dire 300 metri cubi al secondo a ponte degli Angeli (e quindi Bacchiglione a 6 metri di altezza), automaticamente l’acqua entra all’interno delle vasche. Il tutto grazie a una traversa di regolazione»
L’infrastruttura, dai 16,5 milioni di spesa iniziale (di cui 7,6 per lavori), è passata a costare 19,7 milioni.  

Nicola Negrin

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