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L'intervista

Enrico Letta: «I rilanci di Salvini fanno male. Il rischio logoramento è reale»

Non succede, ma se succede... il segretario nazionale del Partito democratico Enrico Letta sbarca di nuovo in Veneto. Oggi sarà a Thiene dove punta a confermare l’amministrazione di centrosinistra, senza i favori del pronostico ma convinto di smentirli e guadagnare terreno anche in una regione tradizionalmente ostica per il suo partito. Con un occhio sempre rivolto a Roma e alle sorti di un governo di cui il Pd si sente l’unica solida stampella: «I continui rilanci di Salvini fanno male all’Italia. Il rischio logoramento è reale, ma va deve essere scongiurato a tutti i costi», afferma Letta. 
Le amministrative di giugno sono l’ultimo test elettorale vero prima delle politiche. Il centrodestra governa buona parte dei comuni che vanno a rinnovo, come contate di invertire la tendenza? 
Sono elezioni non facili, partiamo in svantaggio, è vero, come se giocassimo in trasferta. Ma il Pd ha sui territori forza e radicamento. Candidati e alleanze alle amministrative sono sempre condivisi e costruiti con i nostri organismi dirigenti locali. Le scelte della destra sono invece fatte a Roma, con accordi tra i leader nazionali che si spartiscono i posti. Questo nostro approccio ci ha permesso di costruire coalizioni larghe, aperte a tante esperienze civiche, grazie alle quali siamo competitivi ovunque.
E in Veneto, dove regna Zaia, che prospettive avete? Su Padova e Verona, ad esempio, qual è la sua previsione?
Sono convinto che queste amministrative possano essere una occasione di riscossa in Veneto. A Padova ci battiamo per confermare l’ottima amministrazione di Sergio Giordani. A Verona abbiamo messo in campo una candidatura eccezionale come quella di Damiano Tommasi. Ma anche a Belluno e in tantissimi altri centri importanti del Veneto siamo competitivi, con candidature di alto livello e coalizioni larghe e civiche. 
La prossima tornata elettorale per voi è anche un banco di prova dell’alleanza con i Cinque Stelle che però nei territori, Vicentino compreso, sono evanescenti. Il campo largo che lei ha in mente non avrebbe più possibilità di successo guardando invece alle affinità con le forze moderate di centro che oggi si tengono alla larga proprio a causa della presenza in squadra dei grillini? 
Il nostro progetto è costruito insieme a tutti i partiti e i movimenti democratici e progressisti, comprese le forze liberali di centro, con le quali in tantissimi comuni abbiamo messo su coalizioni e rapporti di collaborazione. Se si supera la logica delle sigle e si parla di programmi tutto diventa più semplice. Alle prossime elezioni politiche, l’Italia dovrà scegliere se continuare sulla strada europeista con un progetto democratico e progressista o se seguire i sovranismi che in passato ci hanno già portato a un passo dal baratro. È su questa alternativa che si costruirà tutto il resto. 
Catasto, balneari, politica internazionale: Lega da un lato e Cinque Stelle dall’altro non perdono occasione per smarcarsi dal governo. Con i partiti che si comportano come fossero già in campagna elettorale, quanto vede concreto il rischio di logoramento di questo esecutivo? 
Devo ammettere che a volte mi sembra che il Pd sia l’unico partito a sostenere davvero il Governo Draghi, l’unico a crederci veramente. Senza responsabilità da parte di tutti, il rischio di un logoramento è reale. Ma questa ipotesi deve essere scongiurata a tutti i costi. I cittadini chiedono che il governo lavori e affronti i problemi del Paese.
Una caduta anzitempo del governo farebbe andare in fumo i soldi del Pnrr? 
Anche in questo caso il rischio è concreto. Entro il 30 giugno l’Italia dovrà dimostrare di aver raggiunto 45 traguardi e obiettivi concordati a livello europeo. Se non ce la faremo, rischiamo di perdere la seconda rata del Pnrr, da oltre 20 miliardi. E a dicembre il problema si ripeterà con la verifica dei requisiti per ottenere la terza tranche. I continui rilanci di Salvini fanno male all’Italia. Ma sono certo che i cittadini se ne siano resi conto e che premieranno serietà e responsabilità. 
Intanto la guerra in Ucraina prosegue: che carte rimangono ancora da giocare per costringere Putin a fermarsi? 
La chiave di tutto è l’unità europea. L’Unione europea deve giocare un ruolo di primo piano nel processo di pace, senza limitarsi a seguire l’iniziativa statunitense. Le priorità ora sono due: trasportare via dal porto di Odessa le scorte di grano oggi bloccate dai militari russi e approvare il prima possibile il sesto pacchetto europeo di sanzioni, così da fiaccare ulteriormente Putin e obbligarlo a sedersi ai tavoli negoziali. 
Lei ha detto che andrete al governo solo se gli italiani vi daranno la vittoria elettorale. Esclude a priori, in caso di esito elettorale incerto, di poter partecipare ad un governo di responsabilità nazionale?
Quando una forza politica si candida, lo fa sempre con l’obiettivo di realizzare il proprio progetto per il Paese. Non può che essere così, è la natura della democrazia rappresentativa. Quindi noi correremo per vincere e per realizzare il nostro programma. L’ho detto e lo ripeto: andremo al governo solo se vinceremo le elezioni. 
È fantapolitica pensare che Draghi possa succedere a Draghi? 
Siamo i più leali sostenitori di Draghi: come ho già detto prima, siamo convintamente al Governo e siamo soddisfatti del lavoro svolto. 

 

Roberta Labruna

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