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Vicenza

Le badanti dell’Est e la corsa al vaccino. «Famiglie in crisi»

Corsa al vaccino per le badanti. C’è un settore in cui il green pass si differenzia un po’ rispetto a quello esteso per legge ai luoghi di lavoro a partire dallo scorso venerdì. 
A parte le professioni per cui è stato imposto l’obbligo vaccinale, è noto che la certificazione si può ottenere con la vaccinazione, certamente, ma anche con il tampone. Per le badanti, invece, c’è una certificazione verde di fatto e la si ottiene solo con la vaccinazione. Questo perché quasi tutte le famiglie pretendono un’operatrice immunizzata per prestare assistenza domiciliare agli anziani. 
Il tampone, che normalmente darebbe il diritto al pass verde, può servire ma esclusivamente come ulteriore conferma della negatività al momento del primo ingresso nelle abitazioni. 
Ci sono stati momenti di vera difficoltà durante la scorsa settimana (e non solo) nella gestione di un mondo che deve raccordare molte culture ed esigenze. 
Ci sono stati operatori che hanno rifiutato categoricamente la vaccinazione e hanno preferito il licenziamento e il ritorno a casa, ma anche chi, al contrario, è corso a prenotare la prima dose convinto sul filo di lana e chi, anche se si tratta di una minoranza, ha ricevuto il vaccino nel Paese d’origine che però non rientra tra quelli approvati: «Le signore che gestiamo arrivano per la maggior parte da Romania e Moldavia dove utilizzano vaccini riconosciuti - spiega Sonia Longo della Cooperativa “Qui per te” che ha sede nell’ospedale di Santorso, ma lavora anche con “Lidea” di Vicenza - ci sono state anche badanti che hanno preferito licenziarsi per fare rientro in patria, ma si tratta di un ordine di grandezza pari a cinque su 50. Con i nuovi inserimenti, chiediamo in automatico il green pass ma vengono prese in considerazione solo le persone che hanno fatto il vaccino. Ce lo richiedono i nostri clienti». 
«Il problema è che molte delle signore che gestiamo non avevano nessuna intenzione di vaccinarsi perché arrivano da paesi come Moldavia e Romania dove la percentuale di popolazione immunizzata è bassissima (33,5 per cento con la prima dose in Romania e 31,6 con il ciclo completo in Moldavia secondo “Our world in data”, ndr) - racconta Mattia Cognolato dell’omonima agenzia con sede a Vicenza e diramazioni in tutta la regione - tuttora alcune sono contrarie, ma tutti i nostri clienti hanno una badante vaccinata. Alcune lo hanno fatto sul traguardo. Su 120 operatrici a Vicenza e provincia direi che l’ottanta per cento si è convinta all’ultimo. Dopo il 15 si sono rivolte a noi famiglie che sono state costrette a licenziare la loro badante anche dopo anni di servizio proprio perché si rifiutava di fare la vaccinazione. Le famiglie ora richiedono esclusivamente personale con il vaccino. Il tampone è una garanzia in più. Prima dello scorso 15 ottobre ci sono stati giorni frenetici». 
A Martina Menegatti dell’agenzia Adiura di via Maganza è capitata una situazione singolare: «Abbiamo avuto qualche difficoltà soprattutto per alcune badanti che venivano dal Marocco ed erano state immunizzate con il vaccino Sinopharm, che non è riconosciuto nell’Unione Europa. A loro non possiamo dare lavoro. Però c’è da fare una distinzione: tutte le badanti che sono già operative hanno la vaccinazione, mentre molte delle signore dell’est Europa che venivano a chiedere lavoro e che erano molto perplesse riguardo la vaccinazione si sono convinte poco prima che scattasse l’obbligo del green pass. Direi che è valso per il 60-70 per cento di queste. Per quanto riguarda invece le famiglie che si sono trovate a dover sostituire la badante che era in servizio direi che siamo nell’ordine di due su cinquanta». 

 

Karl Zilliken

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