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Il ddl Calderoli

Laura Dalla Vecchia: «Autonomia significa grandi responsabilità sulla vita dei cittadini»

L'intervento della presidente di Confindustria Vicenza dopo il sì dei ministri alla legge sull'autonomia differenziata
Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza
Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza
Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza
Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza

Fa appello alla responsabilità delle Regioni, alle quali spetterà scegliere se chiedere la competenza autonoma sulle "23 materie", e su quali di queste, la presidente di Confindustria Vicenza, Laura Dalla Vecchia, nel commentare il voto sul ddl Calderoli. «Quanto approvato in Consiglio dei ministri - sono le parole della presidente Dalla Vecchia - offre, cinque anni dopo, una qualche risposta a milioni di italiani che, o tramite referendum, come in Veneto e Lombardia, o tramite la voce dei propri rappresentanti, come in Emilia-Romagna, hanno espresso la volontà di avvicinare le decisioni politiche e istituzionali ai territori in cui esse hanno effetto. Tutto questo secondo quanto già previsto dalla nostra Costituzione. Da oltre 20 anni. Fermo restando che il 20 per cento delle Regioni italiane ha già una autonomia molto spinta, a Nord come a Sud. Ma proprio alcuni di questi esempi ci dimostrano che la parola "autonomia" non basta».

La devoluzione

Approvato il ddl, prosegue la presidente di Confindustria Vicenza, «si entra ora «nel cuore dell'autonomia differenziata. Ed è qui che si potrà davvero esprimere un'opinione compiuta sul raggiungimento del risultato, se mai ci sarà, perché la palude parlamentare è sempre dietro l'angolo, e sulla qualità della devoluzione. E anche sull'effetto che potremmo aspettarci, in tutto il Paese, sia per chi richiederà le competenze, sia per chi non lo farà». Questione essenziale come precisano anche gli ultimi ritocchi al ddl stesso, è quella del Lep: «Conterà molto la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Livelli che, senza ipocrisia, purtroppo possono considerarsi già oggi disomogenei. Il Paese è già spaccato: dallo status quo. Ce lo dimostrano i Lea, i livelli essenziali di assistenza in sanità, ovvero la cosa più vicina ai Lep, e il dato della migrazione sanitaria tra Regioni. Definire bene i Lep e, soprattutto, rendere efficaci ed efficienti la loro gestione, sostenibilità e le rispettive responsabilità rappresentano la vera sfida che le istituzioni dovranno affrontare. E può davvero essere un cambiamento positivo rispetto allo status quo che, ripeto, ha portato ad avere un'Italia spaccatissima, nonostante le importanti risorse già oggi a disposizione. Dobbiamo ricordare quanti fondi europei destinati allo sviluppo non siamo in grado di spendere in Italia?».

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La responsabilità

«Peraltro - prosegue Laura Dalla Vecchia - credo che questo cambiamento possa avere potenzialità importanti anche in termini di coesione all'intero dei confini regionali, ovvero nel rafforzare la collaborazione tra province e distretti che non sempre si può dare per scontata». Arriva quindi l'appello: «Se poi il processo arriverà al termine, le Regioni avranno la possibilità di prendersi delle grandissime responsabilità in merito alla vita delle persone. Questo è l'altro il punto cruciale. Più importante della mera quantità delle risorse economiche in gioco. Richiedere una o 23 delle famose "materie" significa prendersi la responsabilità di saperle gestire, di poter fare grandi cose. Ma anche prendersi la responsabilità di non esserne in grado e di fallire. Sulla pelle dei cittadini. Su questo aspetto e su come affrontarlo, il dibattito pubblico manca. Si concentra su soldi e potere. Che saranno anche temi importanti e avvincenti, ma che non centrano il punto decisivo di questo processo né l'obiettivo finale: come fare a dare servizi migliori ai cittadini».

Lo scenario

«Quindi, comprendo l'entusiasmo di chi ha lavorato tanto a questo passaggio che speriamo, in un futuro non troppo lontano, di ricordare come una chiave di volta che sblocchi almeno qualcuno dei colli di bottiglia del nostro Paese. Primi tra tutti: la burocrazia che toglie ossigeno ad aziende e cittadini, oltre alla distanza della politica nazionale dai problemi concreti e reali dei territori. Dall'altra parte, trovo indispensabile che in questo processo non si dimentichi mai che l'Italia è in Europa. E il Veneto, con le sue aziende, è una Regione legata a doppo filo ad un continente in cui si condivide una lingua franca, si sviluppa la tecnologia del futuro tramite catene di fornitura fortemente interconnesse, si produce cultura e bellezza per tutto il mondo. C'è un equilibro da cercare - conclude la presidente Dalla Vecchia - e credo sicuramente che ci siano tutte le possibilità per poterlo trovare».

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Gianmaria Pitton

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