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Vicenza

La card vaccinale Usa non viene riconosciuta come green pass base

«Spiacenti, non ci è possibile verificare la validità del vostro certificato vaccinale. Non possiamo farvi entrare». È quanto in questi giorni si sentono ripetere in vari negozi molti cittadini statunitensi che fanno capo alle basi militari vicentine. L’accesso viene loro negato perché gli addetti al controllo non riconoscono come valido il lasciapassare Usa. Una situazione che potenzialmente coinvolge 12 mila persone, tanti sono i civili e i soldati americani nel Vicentino, e che è esplosa su larga scala dall’1 febbraio, da quando cioè è scattato l’obbligo di esibire il green pass base nei negozi, negli uffici pubblici, alle poste e in banca. Il nodo risiede nel fatto che la certificazione in possesso dei cittadini americani con ciclo di vaccinazioni al completo non è un green pass. Si tratta di un tesserino rilasciato dai Cdc (Centers for disease control and prevention, organismo omologo del nostro Istituto superiore di sanità) che attesta l’avvenuta inoculazione del vaccino. Un documento equiparato al certificato verde italiano, come aveva già chiarito una circolare del ministero della Salute lo scorso luglio. Peccato, però, siano ancora tante le difficoltà dovute, come sembra, a una non ancora capillare informazione tra i commercianti.
Negli ultimi giorni, la centrale operativa della Us Army Garrison Italy, che gestisce le richieste di aiuto della comunità a stelle e strisce di stanza a Vicenza, ha raccolto un centinaio di segnalazioni di soldati, civili e delle loro famiglie cui è stato negato l’accesso ad alcuni negozi e attività in città e in provincia. Situazioni simili sono state denunciate da numerosi utenti anche nella pagina Facebook della guarnigione. Qualcuno racconta che nella giornata di martedì in negozi come Leroy Merlin e Cooperativa Insieme non è stato possibile entrare, così come in un «ufficio postale italiano» non specificato. Rabbia e frustrazione viaggiano sui social, con la Us Army Garrison Italy che prova a rassicurare, specificando, sempre in calce al post, che «il personale sta lavorando diligentemente» in vista della conversione secondo il sistema concordato dal governo italiano, ma facendo capire che il procedimento non è semplice né rapido. 
Eppure la circolare ministeriale aveva già fatto chiarezza in merito all’equipollenza con il green pass dei certificati vaccinali rilasciati «dagli Stati terzi», Stati Uniti compresi. Casi simili, ma molto più sporadici, informa il comando, erano già stati segnalati in dicembre negli impianti sciistici o negli alberghi di qualche località trentina. Casi tutti risolti con l’intervento dei carabinieri. Ora invece il problema è più diffuso e i vertici della guarnigione, con il servizio di salute pubblica della clinica della Ederle, sono in contatto con l’ambasciata americana in Italia e con l’Ulss 8 per dare una risposta celere a queste criticità. 
Intanto Confcommercio Vicenza ha fatto sapere di non aver registrato intoppi, ma di avere allo studio un’informativa da distribuire a tutti i soci, come quella diffusa alcuni mesi fa sullo stesso tema. «La comunità americana ha visto aumentare le segnalazioni di negozi che non riconoscono la Cdc Covid-19 card come prova di vaccinazione. Se normalmente registriamo dai 3 ai 5 casi, questa settimana abbiamo visto quintuplicati i numeri», commenta Rick Scavetta, direttore dell’ufficio stampa della Us Army Garrison Italy, che sottolinea come il problema riguardi anche «gli americani in visita ai militari o ai civili della base». Da qui l’auspicio: «Ci auguriamo che i negozianti possano essere tutti informati, in modo che la comunità americana possa fare acquisti, andare al ristorante e fare tutto ciò per cui è previsto il green pass».

 

Laura Pilastro

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