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Vicenza

L'assistente alla poltrona si finge innamorata e gli soffia mezzo milione

Prima gli aveva fatto gli occhi dolci, convincendolo di essersi innamorata di lui, quando lo incontrava nello studio odontoiatrico di Chisinau. Quindi lo aveva seguito dalla Moldavia fino a Vicenza, portando con sé la figlia avuta dal primo marito. Ancora, gli aveva assicurato che si sarebbero sposati. Nel frattempo, si sarebbe fatta intestare la casa, ne avrebbe acquistato con i soldi di lui una per la figlia e infine avrebbe rastrellato quanto restava nel suo conto corrente. In tutto, un "affare" da mezzo milione di euro, ai danni di un uomo con «evidenti difficoltà di natura psichica». È quanto ha ipotizzato la procura, che con il pubblico ministero De Munari sta chiudendo le indagini a carico della cittadina moldava Ludmilla Baboscaia, 39 anni, domiciliata in città, accusata di circonvenzione di incapace. L'indagata, assistita d'ufficio dall'avv. Paola Immerini, avrà modo di farsi interrogare e di chiarire la sua posizione, mentre i parenti della vittima, un disoccupato vicentino di 52 anni, stanno cercando di far dichiarare nulli i trasferimenti di proprietà di cui la moldava ha beneficiato negli ultimi anni.

Il vicentino, persona semplice, in passato aveva lavorato come operaio. La sua vita era cambiata alcuni anni fa, quando in seguito ad un incidente era rimasto seriamente ferito e aveva ottenuto dall'assicurazione un robusto risarcimento dei danni. Ancora, aveva goduto di un'eredità tanto da non avere più la necessità di lavorare e da poter vivere di rendita. Nel 2016, dovendo affrontare una spesa impegnativa per una serie di interventi odontoiatrici, aveva deciso di recarsi in Moldavia, seguendo il consiglio di un cugino. Fu nello studio del dentista di Chisinau che conobbe Baboscaia, che vi lavorava come assistente alla poltrona, di cui si innamorò. I due di frequentarono per qualche tempo, a distanza; poi lei mollò il lavoro e si trasferì a Vicenza, a casa del disoccupato, seguita qualche mese dopo dalla figlia maggiorenne. Nel giro di poco tempo, il vicentino compì una serie di operazioni che di fatto lo spogliarono di tutti o quasi i suoi beni, spendendo mezzo milione di euro (fra il valore del suo appartamento e i vari acquisti, oltre alle spese, che sarebbero farlocche, per la separazione della moldava dal primo marito). Nel 2019, Ludmilla gli annunciò che la loro storia d'amore, che avrebbe dovuto convolare a giuste nozze entro la fine di quell'anno, era volta al termine. «Non ti amo più». Il vicentino cadde nella disperazione più nera e fu ospitato in casa da un fratello, al quale confidò le sue pene. I parenti, fiutato l'inganno, scoprirono un po' alla volta che il disoccupato non possedeva più nulla e decisero di sporgere denuncia ai carabinieri, sulla scorta anche della consulenza di uno psichiatra che lo riteneva una persona non in grado di badare a se stessa dal punto di vista economico, perché non aveva la concezione corretta del valore dei soldi. Di qui l'ipotesi di circonvenzione di incapace, che dovrà probabilmente passare attraverso una perizia disposta dal giudice. I parenti della presunta vittima sono riusciti a bloccare, attraverso un procedimento civile, il tentativo compiuto dalla figlia dell'indagata di vendere l'appartamento acquistato con i soldi del patrigno. Si preannuncia battaglia legale. 

Diego Neri

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