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Scuola

Insegnanti, lunedì lo sciopero. «I giovani non hanno certezze»

Sono oltre 6 mila i precari vicentini che dovranno fare lo slalom per entrare nella scuola in base al nuovo decreto reclutamento. Un percorso a ostacoli mal digerito e uno dei punti caldi intorno al quale, domani, ruoterà lo sciopero nazionale del personale docente e Ata indetto da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. Nel Vicentino non sono previsti cortei, ma pullman diretti a Roma. Nei giorni scorsi i sindacati hanno invece organizzato incontri negli istituti, oltre ad un’assemblea unitaria con diretta su YouTube e Facebook pensata per raggiungere il maggior numero di lavoratori, molti dei quali si sono collegati dall’aula magna della propria sede. «Stando alle visualizzazioni prevediamo un’adesione massiccia alla protesta perché la misura è colma», sottolinea il segretario provinciale della Cisl scuola, Massimo Gennaro, che parla di una manovra che avrà come conseguenza l’impoverimento dell’istruzione pubblica e la perdita di attrattiva della professione. 
Nel mirino il decreto legge 36 sulla formazione e la stabilizzazione degli insegnanti. «Un decreto con un ingiustificabile carattere di urgenza - spiega il sindacalista della Cisl -, che crea competizione tra gli aspiranti insegnanti che dovranno frequentare un’alta scuola di formazione senza avere la sicurezza di essere assunti per mancanza di risorse. Soltanto il 40 per cento di chi concluderà l’iter riuscirà di fatto a salire in cattedra». Un deterrente per tanti giovani che, a detta dei sindacati, preferiscono archiviare la scuola e guardare altrove per avere maggiori certezze. «Del resto - aggiunge Gennaro - negli istituti vicentini sono diversi i supplenti dell’organico Covid che non hanno accettato di proseguire fino al termine dell’anno scolastico perché la retribuzione non è garantita oppure arriva con imperdonabile ritardo. Chi si può permettere di mantenere un posto di lavoro e magari un affitto o la rata del mutuo senza percepire lo stipendio?». 
Rincara la dose Barbara Pasqualotto, segretaria provinciale della Gilda insegnanti: «Lo scontento è altissimo, contiamo che molte scuole chiudano o almeno funzionino a singhiozzo per mancanza di personale», afferma la sindacalista che invita a passare in rassegna tutti i ventuno punti che costituiscono le motivazioni dello sciopero. «La goccia che ha fatto traboccare il vaso - chiarisce Pasqualotto - è il decreto legge 36 che tratta sia del reclutamento che di come vengono stabilizzati gli insegnanti e che si traduce in un labirinto. L’altra pietra della discordia è il rinnovo del contratto perché quello in vigore risale al triennio 2016-2018. Siamo quindi ben oltre la scadenza, quaranta mesi di ritardo. La beffa è che le risorse stanziate prevedono 50 euro in più in busta paga che non coprono nemmeno il tasso di inflazione, quando avevamo chiesto un allineamento con gli altri profili della pubblica amministrazione». 
«Oltre al merito c’è anche il metodo - conclude -. Primo perché i sindacati non vengono più interpellati e poi perché il decreto legge in questione non è altro che una misura d’urgenza giustificata dal fatto che diversamente non si ricevono i fondi del Pnrr destinati alla formazione». 

Anna Madron

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