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Vicenza

Nuova sede per il Suem 118. Zaia: «Ospedali per il futuro destinati solo alla cura»

La nuova sede del 118 dell'ospedale San Bortolo (Foto Colorfoto)
La nuova sede del 118 dell'ospedale San Bortolo (Foto Colorfoto)
L'inaugurazione nuovo Suem 118

Luca Zaia, presidente della Regione, è tornato ieri a Vicenza per il taglio del nastro del nuovo 118, una centrale operativa d'avanguardia in spazi finalmente degni del grosso lavoro di una squadra che salva vite. Con il governatore, l'assessore regionale Manuela Lanzarin, il sindaco Francesco Rucco, la dg dell'Ulss 8 Giusy Bonavina, il collega della 7 Carlo Bramezza, lo stato maggiore dell'Azienda Berica. I lampeggianti delle ambulanze lanciano luci azzurrine. Ce n'è una nuova di zecca, con equipaggiamento-top. Accanto, appena uscita di fabbrica, un'automedica. Sono costate 180 mila euro e sostituiscono due mezzi ormai vetusti.

Poi, la prima tappa è nella hall dell'ospedale. Sulla parete di destra c'è una targa da scoprire per un tributo di gratitudine a un uomo indimenticabile, Giancarlo Ferretto, nel luogo da lui tanto amato dove, come presidente della Fondazione San Bortolo, ha lasciato in eredità un lungo elenco di opere compiute, dall'ematologia alla chirurgia.  Quindi, l'atto finale per celebrare, nell'aula Gresele, il millesimo trapianto di rene a Gianluca Iacobbi, 36 anni, che, in piena tempesta-Covid, ha ricevuto il nuovo rene da un'altra mamma-coraggio, Paola, 57 anni. Targhe di riconoscenza anche ad Adele Zamberlan per ricordare il marito Bruno, per decenni guida e faro dell'Aido vicentina; alla caposala del centro trapianti Raffaella Lovato.

Infine, le parole di Zaia, che fa un ritratto lusinghiero della dg Bonavina. «Un direttore su misura in una Ulss complicatissima che ha bisogni di alta qualità». E il futuro: «Gli ospedali cambieranno. Quelli di prima, di Mestre o di Santorso, progettati come luoghi di happening, sono modelli che non esisteranno più. Si va, come si dice in architettura, verso una corrente brutalista, in cui gli ospedali sono destinati solo alla cura. Bisognerà uscire dall'ottica che un buon ospedale deve essere pieno di letti. Nel Veneto abbiamo tassi di ospedalizzazione inferiori di un quarto rispetto ad altre regioni. Occorrono professionalità e specializzazioni».

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