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La storia

Ginevra e il tumore a soli 5 anni. La speranza rinata al San Bortolo

È soprattutto una storia d’amore. L’amore dei genitori per la loro piccola Ginevra Adele e l’amore del dottor Lorenzo Volpin, primario di neurochirurgia al San Bortolo, per il suo lavoro e per i suoi pazienti. Ed è per questo che mamma Martina Toniazzo e papà Mattia Bertoncello hanno deciso di raccontare la storia che coinvolge la loro piccola di cinque anni e che lascia senza fiato. 
«E non per notorietà - precisa Toniazzo - Ma per ringraziare e far conoscere quella sanità che funziona e che ci cura. Una sanità dove non siamo numeri ma persone e dove, oltre a trovare una cura, trovi anche sostegno umano. Parlo dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, che nell’ultimo mese per me e mia figlia è diventata la nostra seconda casa».

La corsa in ospedale Toniazzo racconta: «Lo scorso 30 giugno Ginevra è stata male e il papà ha deciso di portarla al pronto soccorso di Vicenza. Io ero fuori per lavoro. Ho cercato di correre a più non posso per arrivare. Ginevra non muoveva più il braccio destro e così i sanitari hanno deciso di eseguire una tac». 
Il referto è il peggiore possibile: «Scopriamo quello che nessun genitore vorrebbe mai sentirsi dire. Ci dicono che nostra figlia ha una massa nel cervello. Fisso quella tac, guardo quella macchia e non voglio crederci, voglio svegliarmi da quest’incubo. Ginevra è sempre stata bene. Non può essere vero. Ci chiediamo il perché, ci facciamo tante domande e facciamo altrettante domande ai medici. Purtroppo scopriamo che molti bambini sani nel mondo vengono colpiti da queste neoplasie cerebrali durante lo sviluppo».
 

La disperazione Il nome scientifico è “glioma” ma «noi con Ginevra lo chiamiamo “pallina Glio” - prosegue la mamma - È nato nella linea mediana del lato sinistro. È maligno. Dopo grande disperazione incontriamo il primario Volpin. Una persona molto pacata e umile, che mi guarda negli occhi e mi dice che purtroppo ha osservato e riguardato le tac e non riesce ad operare perché è troppo rischioso e sarebbero più i danni che i benefici». Da quel momento, la famiglia è entrata in una sorta di tunnel da cui era difficile vedere una luce: «Sono trascorsi giorni difficili, ma allo stesso tempo di grande forza e determinazione perché ho sempre pensato che Ginevra è una bambina speciale. Forte, determinata, coraggiosa, solare. Il suo sorriso, i suoi occhioni azzurri hanno sempre contagiato tutti di allegria. In quei giorni di difficoltà ho ricevuto molti messaggi di speranza, di preghiere, di gruppi di persone che si sono riunite in preghiera per aiutare Ginevra perché l’innocenza e la sua bontà hanno scosso l’animo di tutti».
 

La svolta Poi, in una settimana, una piccola svolta: «Dopo circa otto giorni, durante un controllo medico, il dott. Volpin ha chiesto di rivederci perché aveva deciso di operare Ginevra. Ci ha detto che non poteva togliere la massa ma ridurla sì, perché aveva trovato una via di accesso che era possibile usare per entrare senza «fare danni». Gli abbiamo detto subito di sì, perché ci siamo fidati ciecamente e abbiamo percepito anche il suo malessere nel non riuscire a fare di più. È stata una cosa impossibile da spiegare: abbiamo visto un uomo coraggioso, dedito al suo lavoro, che io chiamerei missione, per curare più persone possibili». E, quindi, è arrivato il grande giorno: «E così il primo agosto Ginevra è stata operata. Penso a lei determinata e tosta a soli 5 anni e al dottore come a un supereroe. 


L’operazione «L’intervento è andato bene, Ginevra ha reagito benissimo, anzi già dopo due giorni aveva pensato di scendere al bar per prendersi il suo amato gelato. La forza che ha mi stupisce sempre di più ed è formidabile».
La strada è lunga e non priva di ostacoli: «Il nostro percorso è solo all’inizio e tra qualche settimana inizieremo le cure oncologiche a Padova. Voglio dare speranza a tutte le persone che purtroppo scoprono di essere affette da un brutto male ma anche passare un bel messaggio di positività. Voglio anche ringraziare tutti quelli che, in ogni modo, ci sono stati vicini». Questa è una storia d’amore e, anche se la strada è lunga e l’arrivo sembra lontano, si sa, l’amore vince sempre. 

Karl Zilliken

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